Israele, Russia-Hamas: incontri e contatti, quali sono i rapporti

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(Adnkronos) –
La Russia ha rapporti con Hamas? Che relazioni ci sono tra Mosca e i miliziani che sabato hanno sferrato l’attacco contro Israele? Le domande si inseriscono nel quadro internazionale sempre più complesso, con Israele e la Striscia di Gaza tornati prepotentemente sotto i riflettori nelle ultime 48 ore. 

Le relazioni della Russia con Hamas si sono intensificate dall’inizio della guerra contro l’Ucraina, mano a mano che si deterioravano quelle con Israele, ma l’influenza di Mosca su Hamas viene considerata minima. Pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione, una delegazione di esponenti di alto rango di Hamas è arrivata a Mosca, dove è stata ricevuta dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov e dal Presidente della Cecena, Ramzan Kadyrov. E in queste ore, la leadership russa continua a identificare Hamas con la leadership palestinese.  

Culturalmente nel dna della politica estera russa si esprime la tradizionale simpatia che l’Urss riservava a estremisti palestinesi, i cui metodi Hamas, fondato nel 1987, impiega. Nel 1967, l’Urss aveva rotto le relazioni diplomatiche con Israele, con cui manteneva contatti non ufficiali attraverso l’allora corrispondente della Pravda in Medio Oriente, Evgheny Primakov, che poi avrebbe diretto i servizi di intelligence estera e sarebbe stato Premier. Fu anche grazie a lui che furono possibili gli accordi di Oslo del 1993, anche se formalmente il ruolo di Mosca è stato simbolico.  

Dopo il crollo dell’Urss, Mosca si è avvicinata a Israele e ha condannato sistematicamente, fino all’inizio degli anni 2000, gli attacchi terroristi ci Hamas, pur non riconoscendo l’organizzazione come terrorista. E dopo la vittoria elettorale di Hamas nel gennaio del 2006, le relazioni con Mosca sono nettamente migliorate. 

Il 31 gennaio di quell’anno, Putin aveva sottolineato come l’organizzazione dovesse essere considerata come una una forza politica. Da allora esponenti di spicco di Hamas partecipano a incontri, a cadenza regolare, al ministero degli Esteri russo. A marzo di quell’anno, a Mosca è arrivato per la prima volta il direttore del Politburo di Hamas, Khaled Mashal che nel 2010 aveva perfino incontrato l’allora Presidente, Dmitry Medvedev. 

A Gaza era poi stato aperto un centro di cultura russo “Kalinka”, sponsorizzato da Rossotrudnichestvo, l’agenzia del governo che si occupa dei centri del ‘soft power’ di Mosca all’estero. Il direttore è un nipote di Primakov. E a Gaza vivono molte donne russe. Diplomatici russi si spostano nella Striscia spesso per fornire servizi consolari. I contatti con Hamas sono concreti. Altrimenti questi spostamenti non sarebbero possibili.  

Ma nel 2011, le relazioni fra Mosca, che pure ha fornito missili anti carro Kornet arrivati nella Striscia attraverso l’Egitto, e Hamas si sono incrinate. Dopo che l’organizzazione estremista palestinese ha espresso il suo sostegno all’opposizione armata in Siria, dove erano basati un numero considerevole dei suoi uomini. Hamas ha preso parte direttamente alla rivoluzione siriana, rompendo con il regime, suo principale sponsor fino ad allora insieme all’Iran.  

La guerra in Siria ha quindi azzerato l’influenza di Mosca su Hamas, una idea condivisa anche da Israele che ha fino a ora considerato l’Egitto, e non la Russia, l’intermediario per contatti informali con Hamas. Anche se la posizione ufficiale di Mosca non è cambiata. Il vice ministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov, ha avuto modo di precisare che Hamas “è parte integrale della società palestinese”.  

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