(Adnkronos) – Nuove frontiere nell’utilizzo dei droni e taxi volanti per spostarsi in città. A Roma va in scena la seconda edizione del workshop ‘U-Space: The Enabler of Uas operations’ e sono tante le novità annunciate nel settore del trasporto aereo, alcune considerate avveniristiche fino a poco tempo fa. Come gli aerotaxi sui cieli della capitale.
Tursi (UrbanV): “Tra mesi Aerotaxi a bassa quota sui cieli della Capitale”
“Mancano mesi, potenzialmente meno di un anno. E poi cittadini e turisti potranno salire su veicoli elettrici e silenziosi, a decollo e atterraggio verticale, aerotaxi, e volare a bassa quota, in tutta sicurezza, sulla Capitale. Appena i primi mezzi verranno certificati siamo pronti a partire, in tutta sicurezza. E l’Italia sarà il primo Paese a poterlo fare, grazie a Enac ed Enav siamo i primi ad avere un regolamento per questa nuova forma di volo. A Fiumicino stiamo sperimentando con un ‘vertiporto’ per prepararci all’arrivo di questa nuova forma di mobilità”. Così Carlo Tursi, ceo di Urban V, intervenendo alla seconda edizione del workshop.
Quindi spostarsi su taxi volanti sarà presto realtà. “All’avvio – spiega – si andrà su piccola scala. Ma sarà un mezzo di trasporto competitivo, parliamo di mezzi a propulsione elettrica che non è soggetto al costo dei combustibili fossili. E il costo delle batterie al litio per questi veicoli sta scendendo. In prospettiva nei prossimi 5-10 questa forma di trasporto ha la possibilità di diventare competitiva, cambiando anche la vita in città, migliorandola. Ci saranno veicoli diversi, alcuni progettati per andare su poche decine di chilometri, altri invece studiati per 200 chilometri di autonomia”, sottolinea.
Tursi ribadisce che “l’introduzione di questa tecnologia sarà graduale e in sicurezza, l’Italia è leader nella normativa su questo tema. Saranno mezzi sicuri e nel medio lungo termine porteranno vantaggi economici e anche in qualità della vita per i cittadini. In questo ambito l’Italia ha l’opportunità di creare indotto. Io rappresento una piccola società considerata leader nel settore in cui operiamo, veniamo chiamati in tutto il mondo. Si sta creando in Italia un ecosistema molto fertile, all’avanguardia nell’introduzione di questo tema. L’invito ai legislatori e alla politica è di non ostacolare questo processo ma anche di agevolarlo. L’Italia ha un ruolo importante non sprechiamo la leadership che abbiamo raggiunto”, conclude.
Per Alberto Zoli, Medical Care manager MiCo 2026, “è necessario che anche per i droni ci siano sperimentazioni per usare questi aeromobili per scopi civili, per la salute e la sanità in modo appropriato. Usare il drone per il trasporto di prodotto biologici è già tantissimo, serve sperimentare ma serve ‘security and safety’. L’importante è provare da subito, mettendo risorse, per poi mettere in produzione le attività. Prima ancora di pensare al trasporto umano bisogna partire subito con il trasporto delle cose, pericolose e non. Fare sperimentazioni per dimostrare alla popolazione, provare subito, lasciateci fare come fatto con gli elicotteri”.
Spazio anche al delivery. “Stiamo attualmente sperimentando, con un grande player internazionale in una regione italiana, una forma innovativa di delivery dell’ultimo miglio, con un drone che trasporta pacchi alle persone – spiega ad Adnkronos/Labitalia Alessio Quaranta, managing director Enac, approfondendo la sperimentazione di cui ha parlato nel corso del workshop – Si tratta di droni che possono trasportare pacchi piccoli, di peso limitato, e li stiamo sperimentando in aree rurali, poco antropizzate. E devo dire che la sperimentazione sta dando degli ottimi risultati. Quello che peraltro ci fa ben sperare è che stiamo verificando una elevata accettabilità dal punto di vista sociale. Una delle grandi preoccupazioni poteva essere il fatto che, ancorché i mezzi sono sicuri, la gente poteva avere qualche resistenza per vedersi volare sulla testa apparecchi, a a bassa quota, con dei pesi trasportati. Devo dire che al contrario non soltanto c’è tanto interesse ma addirittura tanto fermento e questo è sicuramente positivo”.
E Quaranta ha sensazioni positive sul prosieguo della sperimentazione. “Si sta sperimentando su come fare, ovviamente. Stiamo fiduciosi che la sperimentazione avrà efficacia. Io credo che, se tutto va per il verso giusto, in un paio d’anni si potrà cominciare già a lanciare servizi di natura commerciale”, conclude.
“Secondo una stima del piano strategico 2.0 lo spazio aereo a bassa quota potrà portare entro il 2030 a cubare 14,5 miliardi in termini di più posti di lavoro, tutela dell’ecosistema e più sostenibilità. L’Italia non si è fatta trovare impreparata sul regolamento europeo, partendo da una normativa molto avanzata su voli a bassa quota. Il futuro della sicurezza passa da un sistema unico integrato, facendo dialogare in sinergia tutti i sistemi di controllo di volo aereo, per un controllo a 360 gradi”, dice Alessandra Bruni, presidente Enav, intervenendo al workshop.
Bruni sottolinea che in futuro “la differenza ontologica del controllo aereo tradizionale con quello a bassa quota è il dato umano. Un volo aereo tradizionale è sempre caratterizzato dal controllo umano con il dialogo tra torre di controllo e pilota, mentre a bassa quota non si può interfacciare la torre di controllo con un pilota che non c’è. Quindi bisognerà aumentare il monitoraggio umano su un’attività sempre più tecnologica che in quanto tale potrà essere oggetto di attacchi cyber”.
In conclusione, Bruni osserva che “noi siamo pronti al pronti a volo di droni, ma bisogna guardare a piattaforme sempre più comuni con le forze dell’ordine e sempre più monitoraggio da parte dell’uomo”, conclude.