Georgia, oggi l’elezione del nuovo presidente ma Zourabishvili non cede

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(Adnkronos) – Lo scontro istituzionale si acuisce in Georgia con il rischio che la tensione nelle strade di Tbilisi torni a crescere dopo la relativa calma con cui si sono svolte le proteste negli ultimi giorni. Oggi il governo di Sogno georgiano ha fissato l’elezione del nuovo presidente da parte del collegio elettorale. Ma la presidente uscente, la filoeuropea Salomé Zourabishvili, non ha intenzione di cedere l’incarico, dopo aver denunciato l’illegittimità del nuovo Parlamento, quindi del Collegio elettorale chiamato a eleggere il suo successore, in seguito alle frodi alle elezioni legislative dello scorso 26 ottobre, vinte, con il 54% dei voti da Sogno georgiano, con la coalizione delle forze di opposizione ferma al 38%.  

Intanto ieri le manifestazioni di protesta sono arrivate al 106esimo giorno consecutivo, dall’annuncio della sospensione dei negoziati per l’adesione all’Unione europea da parte del premier. 

C’è un solo candidato, l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili, indicato da Sogno georgiano. Il voto inizierà alle nove del mattino (le sei in Italia) e il risultato sarà annunciato nelle ore successive. I componenti dell’opposizione del Collegio elettorale hanno già anticipato la loro intenzione di non partecipare. Scontato l’esito. Il Collegio elettorale è composto da 300 membri, 150 parlamentari e 150 rappresentanti, di cui 20 del Consiglio supremo dell’Abkhazia, 21 dell’Adjara, 109 di entità locali.  

“Vediamo chi sarà a lasciare”, ha però scritto Zurabishvili in un post di sfida su Facebook mentre a Tbilisi e anche in altre località del Paese proseguono, ogni sera, le proteste contro il governo e la decisione del Premier Irakli Kobakhidze, annunciata lo scorso 28 novembre, di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea. Zurabishvili chiede che siano convocate nuove elezioni legislative.  

L’ex calciatore della nazionale e per club all’estero, fra tutti il Manchester City, ha posizioni populiste, a capo del Partito di potere al popolo, con posizioni più anti occidentali di Sogno georgiano che nei fatti ha avvicinato la Georgia alla Russia, dopo aver sollevato l’obbligo di visto lo scorso anno e con un aumento dell’interscambio con il Paese vicino che controlla di fatto il 20 per cento del territorio georgiano (Abkhazia e Ossezia del Sud). L’insediamento è fissato il 29. Zurabishvili permettendo.  

“Non ci sarà nessuna inaugurazione e il mio mandato prosegue”, ha dichiarato a fine novembre l’ex diplomatica nata in Francia in un famiglia di esiliati sfuggiti all’invasione dell’Armata rossa nel 1921 che nel 2004 aveva assunto l’incarico di ministra degli Esteri in Georgia e nel 2018 era stata eletta Presidente, allora ancora con voto diretto e con il sostegno di Sogno georgiano, prima della riforma introdotta nel 2017 nel quadro di una serie di emendamenti costituzionali. “Sono protetta dalla gente che scende in piazza a protestare. Il partito al potere oggi è molto isolato e diventerà sempre più isolato”, aveva dichiarato in una intervista alla Bbc nei giorni scorsi.  

Kavelashvili, in Parlamento nel 2016, parla, come Vladimir Putin e Calin Georgescu, di “valori tradizionali”, georgiani nel suo caso, come russi e romeni per i primi due rispettivamente, a fronte del degrado del liberalismo occidentale. “E’ l’incarnazione più riuscita del georgiano. Un marito meraviglioso e padre di quattro figli”, ha dichiarato Bidzina Ivanishvili, il tycoon che ha fondato Sogno georgiano.  

Il presidente francese Emmanuel Macron mercoledì ha telefonato al Bidzina Ivanishvili, tycoon, fondatore del partito Sogno georgiano e ora, dopo essere stato premier, senza nessuna carica se non quella di presidente onorario del partito di maggioranza. Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro 20 esponenti georgiani coinvolti in azioni per “danneggiare la democrazia in Georgia”, inclusi ministri e parlamentari. La decisione di Macron di chiamare Ivanishvili e non il Premier Irakli Kobakhidze, segnala, come sottolinea l’Afp, l’esitazione dell’Occidente a riconoscere la legittimità delle elezioni legislative dello scorso ottobre (esitazione tuttavia non sfociata in una chiara denuncia di frodi). 

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