(Adnkronos) – Forse è improprio parlare di disgelo, soprattutto in una terra, dove in questo periodo dell’anno il termometro arriva a toccare -20 gradi. Ma da oggi, forse, i Paesi frugali – che su molte questioni hanno spesso abbracciato posizioni agli antipodi rispetto a quelle dell’Italia – sono un po’ meno lontani da Roma e dalle istanze dei partner che si affacciano sul Mediterraneo. Nel segno di temi come la sicurezza e la difesa dei confini esterni, il vertice Nord-Sud di Saariselka, piccolo villaggio della Lapponia, avvicina Finlandia (padrona di casa), Svezia, Italia e Grecia. Giorgia Meloni si mostra soddisfatta davanti ai cronisti in occasione della conferenza stampa finale, accanto ai colleghi leader degli altri tre Paesi (il finlandese Petteri Orpo, lo svedese Ulf Kristersson e il greco Kyriakos Mitsotakis) e all’alto rappresentante per la politica estera della Ue, Kaja Kallas.
“L’Ue sta fronteggiando grandi sfide – spiega la premier -. I nostri Paesi si sono spesso trovati su fronti opposti nell’Ue: il Nord e i cosiddetti ‘frugali’ da una parte e dall’altra le nazioni del Sud, accusate di essere ‘spendaccione’, cosa che credo sia un pregiudizio. Queste nazioni sono qui ora per parlare di sicurezza” e ciò, secondo Meloni, “dimostra che abbiamo capito che il mondo è cambiato e non possiamo affrontare le sfide se non capiamo il punto di vista degli altri”.
Sul tavolo del summit l’annosa questione degli stanziamenti per la difesa e la sicurezza dell’Unione. Su un punto i capi di governo sono tutti d’accordo: bisogna fare di più, incrementare le risorse destinate a un comparto fondamentale. Ma sugli strumenti necessari per dare seguito a questi propositi non è ancora chiaro quale sia la strada da intraprendere. E intanto si avvicina il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che nel corso del suo precedente mandato e anche nell’ultima campagna presidenziale americana ha sollecitato più e più volte gli alleati Nato a mettere mano al portafogli per compiere più sforzi. Meloni derubrica a semplici “rumors” le indiscrezioni secondo le quali il tycoon sarebbe pronto a chiedere ai Paesi Nato di portare le spese per la difesa al 5% del Pil: “Aspetterei a capire esattamente quale sia la volontà del nuovo presidente degli Stati Uniti”, dice l’inquilina di Palazzo Chigi. Ma una cosa è certa, per Meloni: “Non bisogna pensare a cosa l’America può fare per noi ma a cosa noi possiamo fare per noi stessi” per garantire la nostra sicurezza.
“Quello che sappiamo – le fa eco l’omologo greco Mitsotakis – è che il 2% è probabilmente storia quindi dovrà essere di più, ma ci dobbiamo lavorare perché abbiamo ognuno le nostre questioni nazionali e operiamo all’interno della stessa cornice di regole fiscali”. Il premier finlandese Orpo osserva: “Dobbiamo lavorare dentro la Nato insieme per trovare il giusto livello di spesa”. Sulla stessa lunghezza d’onda lo svedese Kristersson: “I Paesi europei sanno che devono rafforzare la loro difesa, non possiamo chiedere agli Usa di essere i maggiori sponsor della difesa europea”. Nel 2025 sarà necessario trovare una quadra e l’alto rappresentante per la politica estera Ue Kallas infatti annuncia che per l’anno prossimo saranno proposte “idee a livello Ue per una maggiore cooperazione in materia di difesa e finanziamenti”.
Finlandia, Svezia, Italia e Grecia rappresentano i confini estremi dell’Unione e fronteggiano sfide simili, evidenziano i leader che hanno preso parte al vertice lappone. Se per Roma e Atene, il tema caldo è quello della crisi migratoria, per Stoccolma ma soprattutto per Helsinki è lo spettro della Russia a incutere timore. “La Finlandia confina con la Russia per 1.300 km. Mettere in sicurezza quel confine è una questione esistenziale per la Finlandia, per i partner europei e gli alleati Nato”, mette in guardia Orpo, premier di un Paese che è entrato nella Nato appena un anno fa, dopo l’avanzata di Putin in Ucraina. La vede così anche Meloni, secondo la quale la “minaccia russa è molto più grande di quanto immaginiamo”.
Il summit in Finlandia è anche l’occasione per fare il punto sul contenimento dei flussi migratori irregolari verso i Paesi mediterranei. Meloni rilancia e difende il protocollo con l’Albania per i centri dei migranti: “Stiamo avendo qualche problema nell’interpretazione delle regole” contenute nell’intesa, “ma li stiamo superando. Bisogna pensare fuori dagli schemi” e puntare su soluzioni innovative. Proprio oggi la premier ha annunciato una riunione a Palazzo Chigi insieme ai ministri interessati per fare il punto della situazione sull’accordo con Tirana. “Mi pare che la Cassazione abbia dato ragione al governo, è diritto dei governi stabilire quali siano i Paesi sicuri” mentre i giudici possono “entrare nel singolo caso, non disapplicare in toto”, evidenzia Meloni. Che ‘benedice’ le regole del nuovo patto Ue in materia di migrazione, ma esorta a dare risposte più incisive sulla questione dei rimpatri.
Un passaggio anche sull’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms: “Mi pare un fatto che l’oggetto del processo a Salvini fossero le sue scelte politiche piuttosto che effettivi reati e che la giurisdizione sia stata usata per condizionare la politica”. La presidente del Consiglio, infine, allontana le voci su un possibile approdo del leader della Lega al Viminale dopo l’assoluzione: “Oggi sia io che Salvini siamo contenti dell’ottimo lavoro del ministro Piantedosi”. Prima di rientrare in Italia, Meloni fa tappa alla base aerea di Šiauliai, in Lituania, per visitare il contingente militare italiano impegnato nella missione Nato Baltic Air Policing, a salvaguardia dello spazio aereo delle Repubbliche Baltiche.
(dall’inviato Antonio Atte)