(Adnkronos) – “Buongiorno, la chiamo per la sua utenza del gas, in via…”. E’ l’ennesima telefonata, uguale a tante altre, e la risposta cerca di essere cortese. “Non posso parlare in questo momento e, comunque, la ringrazio ma non voglio cambiare fornitore, né per la luce né per il gas”. Il tono si fa più grave. “Abbiamo ricevuto una segnalazione da (…), lei è in fascia rossa…”. La reazione è istintiva. “Cosa vuol dire fascia rossa?”. Tono ancora più fermo. “Lei non può rimanere con la sua bolletta attuale, lei deve cambiare e le propongo…”. La cortesia finisce qui e la telefonata si chiude male. E’ uno spaccato della battaglia continua, e persa, con il telemarketing per le bollette di luce e gas.
Le telefonate arrivano sempre da numeri diversi e molto spesso nelle fasce orarie che, evidentemente, sono considerate più ‘redditizie’, fra le 9 e le 10 della mattina e prima di cena, fra le 19 e le 20. A chiamare sono persone che lavorano per agenzie di varia natura, che si presentano come consulenti per le società che forniscono luce e gas, o come intermediari, o come benefattori pronti a salvare l’utente dal suo ineluttabile e catastrofico destino.
Il problema, serio, è che la confusione regna sovrana e che lo spazio per le truffe e per i raggiri è ampio. Soprattutto quando a rispondere alle telefonate sono persone che non hanno gli strumenti per reagire, persone anziane o solo persone che di fronte all’impennata dei costi per le bollette di luce e gas sono in cerca di soluzioni.
Gli operatori che chiamano hanno poca responsabilità. Lavorano e cercano di guadagnare. Ma le tecniche che usano i più intraprendenti, che poi sono quelli che evidentemente ottengono più risultati, sono border line con la prevaricazione e il ricatto. “Lei mi deve lasciare parlare, lei deve ascoltare fino in fondo quello che lo sto dicendo…”.
Serve una regolamentazione efficace. Ci sarebbe il Registro pubblico delle opposizioni, lo strumento creato per opporsi alle chiamate di telemarketing indesiderate. L’iscrizione annulla anche i consensi precedentemente rilasciati, tranne quelli autorizzati dopo l’iscrizione e quelli con i soggetti con cui si ha un contratto (per esempio i gestori delle utenze). E qui c’è un’area grigia. Chi chiama cita sempre un gestore, quello con cui il nominativo associato al numero chiamato ha effettivamente un contratto, aggirando di fatto il problema.
I numeri di telefono degli utenti sono ormai merce di scambio, venduti e comprati in pacchetti, sono a disposizione di chiunque. Le attuali misure per arginare il telemarketing aggressivo non bastano e servono regole minime perché il mercato libero dell’energia sia libero e non una giungla. (Di Fabio Insenga)