(Adnkronos) – “E’ un momento importante della vaccinologia, siamo passati a un’era vaccinale di precisione, relativamente ai prodotti antigienici, ma soprattutto nella risposta ai bisogni di salute della popolazione”, specie quella anziana. Così Francesco Vitale, professore Ordinario di Igiene e Medicina preventiva, Università di Palermo, commentando i risultati dello studio pubblicato oggi sul New England Journal of Medicine (Nejm) che rafforza l’efficacia del candidato vaccino Gsk contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv) negli adulti anziani, over 60, compresi quelli con comorbidità che sono maggiormente a rischio di malattia grave.
“L’articolo – spiega Vitale – mette in evidenza un vaccino di cui c’è molto bisogno nella sanità pubblica soprattutto per gli anziani. E’ fatto su un trial di fase 3 che ha visto la partecipazione di circa 25 mila persone di cui metà sono stati vaccinati. L’efficacia, rispetto al placebo, è notevolissima per tutti gli obiettivi anche nella popolazione ultra 60enne”. In particolare, il candidato vaccino (RSVPreF3 OA), aggiunge il professore, “è risultato efficace nel prevenire oltre l’80% degli eventi polmonari delle basse vie respiratorie, del 90% nella prevenzione della malattia severa grave e, con efficacia relativamente minore (71%), dell’infezione”.
Altra particolarità dell’articolo riguarda la popolazione considerata “over 60 e anche oltre 75 e con più di 80 anni – sottolinea Vitale – Si tratta della popolazione” più a rischio di forma grave d’infezione, “che demograficamente e socialmente sta cambiando e che è in maggiore espansione: nel 2050 si prevede che sarà oltre un terzo della popolazione generale. Oggi i nostri anziani, oltre ad avere un’aspettativa di vita sempre migliore – continua – sono anche attivi da un punto di vista sociale. Non a caso l’associazione americana dei geriatria differenzia che non tutti gli over 65 sono elderly (anziani). Oggi da 65-75 anni sono young elderly (giovani anziani), da 75 a 85 mild elderly (mediamente anziani) e solo gli ultra 85enni sono old elderly (vecchi anziani)”.
Il candidato vaccino “risponde a un bisogno di salute crescente contro la malattia da virus sinciziale negli anziani, per la quale non abbiamo mai avuto una protezione vaccinale”, osserva il professore. Questa popolazione, per la presenza di altre patologie, è particolarmente esposta a forme gravi per questioni fisiologiche e sociali.
“Fisiologicamente, dopo i 50-60 anni – dice l’esperto – c’è un depauperamento dell’immunità (immunosenescenza): diminuisce la risposta alle infezioni e iniziano la comorbosità. I due terzi degli over 65 ha almeno un’altra malattia come diabete, ipertensione e asma: tutte malattie collegate a disfunzione immunitaria che espongono a maggiore gravità delle infezioni”. A questo si somma “ il cambiamento, nella nostra società, del ruolo dei nonni, che – ricorda Vitale – si occupano spesso dei nipotini. Si mette così in connessione il mondo degli ‘elderly’ con quello dei bambini che, andando a scuola, portano a casa le infezioni. I due mondi, in pratica, condividono infezioni” come quella dell’Rsv, che però, con il vaccino, può essere prevenuta proprio “nelle persone più a rischio” di forme gravi dell’infezione.
Infine, “questo è uno dei primi vaccini che mette in evidenza l’importanza della struttura del vaccino per definire la migliore risposta. E’ una tecnologia raffinata – conclude il professore – che permette una definizione assoluta di adiuvanti e antigeni, tutto a vantaggio dell’efficacia, ma anche della sicurezza, con effetti collaterali perlopiù locali”.