Calò (UniPd): “Nuovo vaccino anti-Herpes Zoster a pazienti in dialisi”

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(Adnkronos) – “Abbiamo deciso di iniziare a impiegare il nuovo vaccino anti-Herpes Zoster nei dializzati, perché non c’erano studi con evidenza di efficacia in questa popolazione. Siamo partiti dalla considerazione che, rispetto a quello con virus modificato e attenuato, che ha un’efficacia intorno al 50%, il vaccino ricombinante adiuvato ha un’efficacia intorno al 90% che si mantiene per più di 3 anni, nella popolazione generale e abbiamo riscontrato che dove il medico era più presente, l’adesione è stata superiore”. Lo afferma Lorenzo Calò, direttore Uoc Nefrologia dialisi trapianto Azienda Ospedale Università di Padova, all’Adnkronos Salute, in occasione della Giornata mondiale del rene che si celebra il 9 marzo. 

“L’infezione da virus Herpes Zoster – aggiunge Calò – è un problema molto significativo per la salute già nella popolazione generale, in particolare negli anziani e immunodepressi. A maggior ragione lo è nei pazienti in stato terminale di insufficienza renale che, notoriamente, sono immunodepressi. Quando poi la malattia si manifesta in queste persone, ci possono essere complicanze anche gravi. Le caratteristiche di questi pazienti imponeva la necessità di evitare le complicanze con la vaccinazione. L’esperienza che avevamo nei pazienti con questa patologia – spiega il nefrologo – è che l’infezione è difficile da eradicare anche perché i farmaci disponibili per il Fuoco di Sant’Antonio sono utilizzabili solo per un tempo limitato, in questi pazienti, in cui la malattia è particolarmente debilitante per la nevralgie post erpetica che si sviluppa successivamente. L’infezione del virus, inoltre, espone a ulteriori superinfezioni batteriche. Alla luce di questi elementi, data la disponibilità di questo nuovo vaccino, abbiamo pensato di utilizzarlo nei circa 200 pazienti dializzati”. 

Lo studio – di cui è prossima la pubblicazione e che aveva l’obiettivo di verificare aderenza ed efficacia della vaccinazione – evidenzia una maggiore aderenza alla vaccinazione nei centri dove il medico era più presente. “Dei 195 pazienti dialitici coinvolti – continua Calò – il 70% ha accettato la vaccinazione contro Herpes Zoster: 131 (68%) hanno fatto la prima dose e 123 (64%) anche la seconda. I pazienti, soprattutto anziani, sono seguiti dai medici durante le 3 sedute dialitiche settimanali. Tuttavia, alcuni, meno complicati, afferiscono per il trattamento a una sede semiassistita, dislocata, dove il medico è presente 2 volte la settimana. Lo studio mostra che il centro dove il medico era sempre presente ha avuto una percentuale di adesione più elevata di quella della sede meno assistita”  

Il dato non è nuovo in letteratura. “Dove il medico è più presente – sottolinea Calò – la campagna vaccinale si realizza in un clima di fiducia e di informazione, che riduce l’esitazione alla vaccinazione che, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è ‘un ritardo nell’adesione alla vaccinazione per la quale, è noto, non comportare effetti collaterali notevoli’. E’ quindi correlata a disinformazione, scarsa fiducia e convinzioni personali. La fiducia e la confidenza del medico che è sempre presente, fanno la differenza”. Anche in questo contesto la carenza dei medici è un problema importante. “La normativa europea – ricorda Calò – prevede che nelle sedi semi-assistite per queste ed altre procedure ci sia il medico. Non c’è dubbio, del resto, che siano più che necessarie le strutture semiassistite. Inoltre, vi è sempre più necessità di posti di dialisi per l’aumento sempre maggiore del numero di pazienti anziani in dialisi”.  

La vaccinazione anti Herpes Zoster è raccomandata anche nei pazienti con insufficienza renale cronica. “La malattia è suddivisa in stadi. Quelli più gravi sono 4 (predialitico) e 5, che è terminale. L’immissione in dialisi non è codificata – chiarisce il professore – Non c’è un livello di filtrato che la imponga, ma data la natura progressiva della patologia, nonostante i trattamenti, soprattutto nella fase avanzata, si ricorre alla dialisi o al trapianto. Anche nei pazienti non in dialisi l’immnuodepressione esiste- precisa – e può esporre alla infezione di Herpes Zoster. Questo discorso va quindi fatto anche per questi pazienti che potrebbero giovarsi di una vaccinazione che ha dimostrato degli effetti molto buoni anche sul profilo della sicurezza e tollerabilità, a prescindere anche dall’etnia: in dialisi ci sono asiatici, africani, oltre che caucasici. Abbiamo anche degli ucraini che sono scappati dalla guerra”.  

Tornando ai pazienti in terapia con malattia renale cronica, non in dialisi, “il ruolo del medico di medicina generale può essere determinante – ribadisce Calò – Nei pazienti in terapia conservativa che vediamo in ambulatorio specialistico, il medico di famiglia avrebbe lo stesso ruolo che abbiamo avuto noi con i pazienti in dialisi nel proporre la profilassi per l’Herpes Zoster”, aggiunge il professore che è già pronto per un altro studio in cui valutare “l’efficacia del vaccino in questi pazienti, negli anni dopo che, nel primo studio – conclude – abbiamo visto per questo vaccino un’ottima aderenza e sicurezza”. 

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