Migranti, non solo il caso Darmanin

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Mesi di scontro Italia-Francia

(Adnkronos) – E’ di nuovo crisi diplomatica tra Italia e Francia. A scatenarla il ministro dell’Interno Gerard Darmanin, secondo cui Giorgia Meloni “non è in grado di risolvere i problemi migratori” dell’Italia, un Paese che sta vivendo una “gravissima crisi migratoria”. Parole “inaccettabili” come le ha subito bollate da Firenze il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Parole che hanno fatto saltare il suo viaggio, previsto per le prossime ore a Parigi, per un incontro con la collega Catherine Colonna. Culmine di mesi di alta tensione tra Roma e Parigi. 

Era il 23 ottobre dello scorso anno quando, a Roma, si incontravano per la prima volta – per un colloquio informale – Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, nella capitale per un evento organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. 

E già qualche giorno dopo esplodeva la prima crisi diplomatica per il caso Ocean Viking. Il 4 novembre la Francia si diceva “pronta ad accogliere” i 234 migranti soccorsi nel Mar Mediterraneo dalla nave e il ministro della Solidarietà francese, Jean-Christophe Combe, parlava di una “questione di umanità”. La Ocean Viking era da giorni in mare senza un porto. L’8 novembre una fonte del governo francese citata dai media d’Oltrealpe accusava l’Italia di “comportamento irresponsabile” e di atteggiamento “contrario al diritto del mare e allo spirito di solidarietà europea”, affermando che “ci aspettiamo altre cose da un Paese che oggi è il primo beneficiario del meccanismo di solidarietà europea”. E poi il 10 novembre la Francia annunciava l’apertura a “a titolo eccezionale” alla Ocean Viking mettendo a disposizione il porto di Tolone, dove la nave di Sos Mediterranee attraccava il giorno successivo. 

Il 26 novembre veniva letto come un primo segnale di disgelo il colloquio telefonico tra Macron e Meloni con cui il presidente francese esprimeva il suo sostegno e la sua solidarietà dopo i drammatici eventi dell’isola di Ischia. E il 6 dicembre venivano registrati il breve saluto e la stretta di mano tra i due a Tirana, prima dell’inizio dei lavori del vertice Ue-Balcani occidentali, su iniziativa di Macron che avvicinava la Meloni già seduta al tavolo delle discussioni. Con il presidente francese “non abbiamo avuto il tempo di un bilaterale, ma come sapete nei prossimi giorni ci saranno molte occasioni di incontro”, diceva la premier.  

Due giorni dopo fonti di Palazzo Chigi precisavano che Meloni “non ha assunto alcun impegno per una visita a Parigi, né dall’Eliseo è arrivato alcun invito ufficiale”. Era una risposta a fonti dell’Eliseo che evidenziavano il permanere di divisioni tra Italia e Francia sul tema della responsabilità dei salvataggi dei migranti in mare sostenendo che Meloni stesse “ancora cercando una data per la sua visita a Parigi, per la quale si è impegnata a lavorare” dopo il caso Ocean Viking. 

Poi, a sorpresa, Meloni, influenzata, saltava il vertice Med9 di Alicante. E il 17 gennaio arrivava la telefonata tra i due, un colloquio “cordiale” – come lo definiva Palazzo Chigi – per affrontare i principali temi al centro dell’agenda europea e internazionale.  

E ancora, Meloni criticava la scelta di Macron di tenere l’8 febbraio sera una cena a tre all’Eliseo – con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz – escludendo gli altri partner Ue. “Ho voluto ricevere Zelensky con Scholz. Era il nostro ruolo: la Germania e la Francia hanno un ruolo particolare da otto anni su questa questione, abbiamo portato avanti un processo”, ribatteva Macron a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles. 

Si è dovuto attendere fino allo scorso marzo per il primo bilaterale formale tra i due. E’ andato in scena a Bruxelles il 23 marzo, al termine della prima giornata di lavori del Consiglio europeo. Un’ora e quaranta minuti di prove d’intesa. Fino all’ultimo incidente di oggi. 

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