Berlusconi, dal tumore all’operazione a cuore aperto: tutti gli ‘acciacchi’ del Cav

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(Adnkronos) – Nuovo ricovero, oggi, per Silvio Berlusconi al San Raffaele. E Forza Italia torna in ansia per la salute del suo anziano e longevo leader, 86 anni, di cui più di 30 spesi in politica. Non è la prima volta che il presidente di Fi si ferma per un pit stop. La sua storia politica si è sempre intrecciata a problemi fisici e malattie, con periodi più o meno lunghi di convalescenza e guarigioni. Ogni acciacco fisico è stato puntualmente dato in pasto ai media, in nome di quel principio caro a un comunicatore come lui, che il ‘corpo del capo’ esibito gioca un ruolo di primo piano in politica, anche come acchiappa consensi. In realtà i primi ricoveri sono rimasti segreti, ignoti ai più, talvolta per anni. Poi, è iniziata l’era dei bollettini medici ufficiali, quasi dettati in tempo reale, con nugoli di telecamere e cronisti asserragliati in via Olgettina, davanti all’ingresso principale dell’ospedale milanese, in cerca di qualche novità, anche sui minimi sviluppi della degenza. “Al punto che la cartella di Silvio è diventata una questione di Stato”, scherza un parlamentare azzurro di lungo corso.  

Giusto 20 giorni fa l’ex premier era stato dimesso dopo un lungo e delicato soggiorno di 45 giorni, a causa di una infezione polmonare legata a una leucemia mielomonocitica cronica. Stamane il ‘rientro’ nel nosocomio lombardo (nel reparto di degenza ordinaria) dopo che erano stati rilevati alcuni valori sballati a Villa San Martino, dove viene costantemente monitorato.  

Tra le ‘sfide superate’ dal leader azzurro c’è quella molto complicata e dolorosa di un tumore alla prostata per cui fu venne operato nel ’97 in gran segreto proprio al San Raffaele da lui co-fondato. Non se ne seppe nulla per molto tempo. E’ stato poi lo stesso Cavaliere a raccontarlo nel 2000, prima a un gruppo di giovani in una comunità di recupero in Veneto e poi in una intervista (“Ero convinto di avere un male incurabile, invece, per fortuna, il male era localizzato ed è stato possibile combatterlo”). Il calvario medico era appena cominciato. Nel 2006 Berlusconi viene operato al menisco dal prof Marc Martens in una clinica belga. E già allora al suo fianco c’era Alberto Zangrillo, diventato medico personale, quasi un’ombra. Pochi mesi dopo, a fine anno, il patron di Mediaset ha un malore a Montecatini: sviene e si accascia sul palco, ma si riprende poco dopo, rifiutando l’ambulanza. Poi resterà al San Raffaele per 2 giorni in osservazione. Sarà operato negli Usa, a Cleveland, in Ohio, un mese dopo quando gli impiantano un pacemaker.  

La sera del 13 dicembre 2009 in televisione arrivano le immagini del volto del Cav insanguinato a seguito di una ‘statuina’ del Duomo lanciata a breve distanza da Massimo Tartaglia, arrestato per lesioni pluriaggravate. Il bollettino medico parlerà di una ferita lacero-contusa con frattura del setto nasale e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato e prognosi di 20 giorni: lascerà l’ospedale il 17 dicembre. L’attentatore dovrà scontare sei anni di libertà vigilata. Negli anni successivi, a causa del colpo subito, l’ex premier dovrà sottoporsi a diversi interventi alla mandibola.  

L’imprenditore brianzolo torna al San Raffaele nel 2013 per curare l’uveite, fastidiosa patologia oculare che lo costringe a un nuovo pit stop nel 2014. Famosa la foto che lo ritrae al Senato con occhialoni neri: sarà costretto a indossarli per qualche settimana durante il giorno come protezione dalla luce. 

Negli anni successivi a impensierire Zangrillo e la sua équipe è soprattutto il cuore del Cav. Nel 2015 l’operazione del pacemaker al San Raffaele. Un anno dopo lo attende quello che lui definirà una ”prova molto dolorosa”: l’operazione a cuore aperto per la sostituzione della valvola aortica ancora una volta al San Raffaele. Nel giorno dell’intervento conquistano i media le lacrime della compagna di allora, Francesca Pascale, che piange con un fazzoletto in mano, affacciata da una finestra del sesto piano dell’edificio D dove era degente il Cav. ”Ha davvero rischiato la vita”, disse Zangrillo.  

Nel novembre 2019 il leader forzista viene ricoverato alla clinica ‘La Madonnina’ dopo una caduta a Zagabria, dove era impegnato nei lavori del congresso del Ppe: solo una contusione e tanto spavento perché in un primo tempo si era temuta una frattura del femore. Nell’aprile dello stesso anno Berlusconi va di nuovo sotto i ferri dei chirurghi, stavolta per un’occlusione intestinale: sarà dimesso dopo alcuni giorni. Il 2020 del leader forzista sarà segnato dal Covid: il 2 settembre, dopo il soggiorno estivo a Villa La Certosa in Sardegna, risulta positivo e due giorni più tardi viene ricoverato al San Raffaele per un inizio di polmonite bilaterale: lascerà l’ospedale milanese dieci giorni dopo, il 14 settembre.  

Il virus si manifesta in una forma assai aggressiva. “Una malattia infernale”, a detta del presidente di Fi, alle prese con un long-Covid spossante, al punto da costringerlo a sottoporsi a più accertamenti negli anni a venire. “Ho pensato di morire, ma anche questa volta l’ho scampata”, scherza al momento delle dimissioni ma la convalescenza sarà lunga. Il 14 gennaio ennesimo pit stop, all’ospedale specializzato del Principato di Monaco per uno scompenso cardiaco a Nizza, nella villa della primogenita Marina in Provenza, suo buen retiro per il soggiorno post Covid. Nel febbraio 2021 l’ex premier subisce pure un incidente domestico a ‘Villa Grande’ (suo quartier generale romano al posto di palazzo Grazioli) per non aver visto un gradino che porta al salotto della sua nuova residenza capitolina ancora poco conosciuta. 

E siamo arrivati ai primi di aprile del 2023, quando Berlusconi è costretto a ricoverarsi al San Raffaele per una infezione polmonare. Anche in questo caso una lunga convalescenza e poi la ‘recidiva’ di oggi. Vicino a Berlusconi c’è sempre stato Zangrillo, primario di Anestesia e rianimazione del San Raffaele. Famose le sue parole ”beva subito” del novembre 2013 sul palco del Consiglio Nazionale del Pdl quando dopo un’ora e mezzo di comizio, il Cav affaticato si aggrappa al leggio per un calo di pressione: in quell’occasione il medico salì sul palco per aiutarlo a riprendersi. Altra presenza fissa ormai è diventata da almeno due anni Marta Fascina, compagna dell’ex premier: la deputata forzista non ha mai lasciato solo il leader durante l’ultima degenza dovuta all’infezione dei polmoni. 

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