Bce: “Prospettive crescita e inflazione estremamente incerte”

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(Adnkronos) – Il Consiglio direttivo della Bce “ritiene che le prospettive per la crescita economica e l’inflazione restino estremamente incerte. Fra i rischi al ribasso per la crescita vi sono la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e l’incremento delle tensioni geopolitiche su più ampia scala, rischi che potrebbero frammentare il commercio internazionale e quindi gravare sull’economia dell’area dell’euro”. E’ lo scenario tratteggiato dalla Bce nella valutazione dei rischi. 

“Inoltre, l’espansione economica potrebbe risultare più lenta se – sottolinea la banca centrale – gli effetti della politica monetaria fossero più forti del previsto. Le rinnovate tensioni nei mercati finanziari potrebbero determinare condizioni di finanziamento persino più restrittive di quanto anticipato e incrinare la fiducia. Inoltre, una crescita più debole a livello mondiale potrebbe frenare ulteriormente l’attività economica dell’area dell’euro. Tuttavia, l’espansione economica potrebbe rivelarsi maggiore del previsto qualora il vigore del mercato del lavoro e il venir meno dell’incertezza si riflettessero in una maggiore fiducia di famiglie e imprese e in maggiori consumi”. 

L’economia dell’area dell’euro ha registrato una stagnazione negli ultimi mesi. Come nel quarto trimestre dello scorso anno, ha evidenziato una contrazione dello 0,1 per cento nel primo trimestre del 2023 a fronte di un calo dei consumi privati e collettivi. È probabile che la crescita economica resti debole nel breve periodo, rafforzandosi però nel corso dell’anno con il calo dell’inflazione e il continuo attenuarsi delle turbative dal lato dell’offerta. I diversi settori dell’economia presentano condizioni disomogenee: il comparto manifatturiero continua a indebolirsi, anche a causa della minore domanda mondiale e delle condizioni di finanziamento più restrittive nell’area dell’euro, mentre i servizi seguitano a mostrare capacità di tenuta. 

L’inflazione è in calo ma dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine. Nella riunione del 15 giugno 2023 ha pertanto deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce, si legge ancora nell’ultimo bollettino economico della Bce 

Le decisioni sui tassi di interesse continueranno a essere basate sulla valutazione del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. In ogni caso, il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria. 

L’inasprimento della politica monetaria continua a riflettersi nei tassi di interesse privi di rischio e nelle condizioni di finanziamento più generali. Per le banche le condizioni di finanziamento sono più restrittive e il costo del credito aumenta per le imprese e le famiglie. Ad aprile i tassi sui prestiti hanno raggiunto il livello più elevato da oltre dieci anni, toccando il 4,4 per cento per i prestiti alle imprese e il 3,4 per cento per i mutui ipotecari, ha indicato ancora la Bce. 

Con il graduale attenuarsi della crisi energetica i governi dovrebbero ritirare le relative misure di sostegno tempestivamente e in maniera concordata per evitare di spingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine, rendendo necessaria una risposta di politica monetaria più risoluta, è la sollecitazione contenuta nel Bollettino economico della Bce. 

Le politiche di bilancio dovrebbero essere concepite in modo da rendere l’economia dell’area dell’euro più produttiva e ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico. Politiche volte a migliorare la capacità di approvvigionamento dell’area dell’euro, soprattutto nel settore energetico, possono inoltre contribuire a ridurre le spinte sui prezzi nel medio periodo. La riforma del quadro di governance economica dell’UE dovrebbe concludersi a breve. 

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