Cambiamento climatico, giovani preoccupati ma non agiscono di conseguenza

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(Adnkronos) – Il cambiamento climatico fa discutere ma fa anche paura, specialmente ai più giovani, che sono quelli che vedono compromesso il proprio futuro senza poter decidere e spesso senza nemmeno poter dire la loro – basti pensare ad attivisti come Greta Thunberg o i ragazzi di Ultima Generazione, la cui personalità o le cui azioni nel dibattito pubblico finiscono per oscurare il messaggio che volevano trasmettere. Ma per gli adolescenti il problema esiste ed è reale: quasi 9 su 10 (86%) temono il cambiamento climatico.  

Il dato è messo in luce da un’indagine condotta su 5000 studenti delle scuole superiori italiane da Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti, in partnership con la rete dei Licei Tred (Liceo Sperimentale per la Transizione Ecologica e Digitale) coordinata da Elis e con la Fondazione dell’Associazione Nazionale Presidi E.T.S.. 

Una questione con molti aspetti in gioco e con diversi ‘ma’: il primo è che alla preoccupazione dei più giovani per le sorti dell’ambiente non fa da contrappunto un analogo interesse nel resto della popolazione, che tra l’altro sta diventando sempre più anziana e dunque evidentemente ha problemi più contingenti a cui pensare piuttosto che il futuro. E questo senza contare i negazionisti e coloro che sperimentano la cosiddetta stanchezza da Apocalisse, ovvero quell’insieme di saturazione da brutte notizie, sfiducia e sensazione di impotenza che porta a un calo d’interesse verso le questioni ambientali.  

Ne è prova il fatto che il cambiamento climatico crolla al terzo posto nella classifica di quelli che sono i principali problemi dell’Italia secondo i cittadini. E i risultati si vedono: l’Italia consuma più risorse della media del mondo. Per avere un’idea, se tutti consumassero come noi servirebbero 2,7 pianeti da sfruttare. 

Mentre per quanto riguarda l’acqua nello specifico, l’Italia è il secondo Paese idrovoro in Ue, nonostante il recente dato positivo di una riduzione dei prelievi. Inoltre, è il primo Paese al mondo per consumo di acqua in bottiglia e secondo in Ue per prelievo di acqua per uso potabile. 

Un secondo punto è che c’è una discrepanza tra quanto si dichiara e quanto si fa, a cominciare dagli adulti: la quasi totalità degli italiani (96%) afferma di adottare comportamenti sostenibili, ma solo meno di un terzo beve acqua di rubinetto (29%). Inoltre tre quarti dei connazionali pensano di consumare meno acqua di quella che consuma in realtà, denotando quindi una scarsa consapevolezza di quante risorse utilizzino. 

Sulla stessa scia i ragazzi: da una parte il 57% di loro dichiara di adottare comportamenti sostenibili, ma poi il 56% non beve mai acqua del rubinetto, il 19% raramente, il 17% solo in modo sporadico e solo l’8,6% come abitudine quotidiana. La maggioranza (58%) dei giovani inoltre non sa che la crisi idrica ha portato nel 2023 ad adottare delle restrizioni nell’uso dell’acqua.  

“Il contesto familiare ed educativo – spiega Benedetta Brioschi, responsabile Community Valore Acqua per l’Italia The European House-Ambrosetti – è di grande importanza: quasi 9 ragazzi su 10 non bevono dal rubinetto se non lo si fa abitualmente anche a casa ed è proprio l’abitudine familiare, dopo i timori per la sicurezza dell’acqua pubblica, il secondo principale motivo che spinge i giovani a bere unicamente acqua in bottiglia”.  

“Al contrario – continua Brioschi – i ragazzi che bevono dal rubinetto la trovano un’abitudine pratica (20,7%), economica (16,3%) e responsabile (15,8%). Il 13,5% di loro può contare su esempi virtuosi in famiglia”.  

Fondamentale anche il ruolo della scuola, conclude Brioschi: “Quasi 4 ragazzi su 10 (37,5%) che frequentano corsi scolastici dedicati alla sostenibilità hanno coscienza del problema dei consumi eccessivi di acqua soprattutto per uso civile e domestico contro un livello medio del 29,7%. La scuola conferma ancora una volta il suo ruolo primario nella prevenzione e nel rispetto dell’ambiente”. 

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