M5S, tarda nota su caso Di Maio

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Dubbi Bonafede, Crippa e Appendino

Doveva essere diramata a fine riunione, nella notte, e invece la nota del Consiglio nazionale grillino tarda ad arrivare a causa di frizioni sul testo. Questa mattina il Consiglio nazionale avrebbe dovuto aggiornarsi sulla piattaforma Zoom proprio per chiudere il ‘verbale’, poi la decisione di definire la nota su Whatasapp, nel gruppo ad hoc dell’organismo grillino.  

Attorno alle 11 il leader del Movimento, Giuseppe Conte, ha postato il testo per sottoporlo all’attenzione degli altri membri, però, a quanto apprende l’Adnkronos, dubbi su alcuni passaggi, più delicati, sarebbero stati espressi dal capogruppo alla Camera Davide Crippa, Alfonso Bonafede e dall’ex sindaca di Torino Chiara Appendino. Da qui i tempi lunghi. Non solo.  

Nel corso del confronto sarebbe emerso anche un certo fastidio per le ricostruzioni sul vertice finite sui giornali: nella chat qualcuno avrebbe espresso critiche, avanzando dubbi che la linea -niente espulsione per Di Maio, per ora- fosse già stata decisa a tavolino visto che la riunione si è conclusa a tarda notte, dunque a rotative ferme. 

Nella nota di cui si sta dibattendo internamente è confermato che non è prevista, né menzionata, alcuna espulsione per Di Maio, ma non mancherebbe un passaggio fortemente critico, riferiscono all’Adnkronos fonti beninformate, in cui si evince che sarebbe stato lo stesso ministro, con alcune dichiarazioni, a porsi fuori dal Movimento o a segnare una profonda distanza.  

Nel corso del confronto -sia il vertice di ieri sera che il dibattito su whatsapp sul testo della nota – sarebbero emerse posizioni diverse. Con Bonafede, Crippa e Appendino in una posizione di ‘mediazione’, per evitare, per dirla con le parole usate ieri dall’ex sindaca di Torino, “un Armageddon”. Crippa, viene inoltre raccontato, avrebbe espresso dubbi sulla tenuta dei gruppi, non per l’uscita dei cosiddetti ‘dimaiani’, ma per il timore che ai fedelissimi del ministro possano accodarsi i cosiddetti ‘morosi’, numerosissimi nei gruppi pentastellati. 

Più duri i vicepresidenti Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Mario Turco, favorevoli a un ‘divorzio’ con l’ex capo politico. Mentre la viceministra Alessandra Todde ma anche la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, sarebbero favorevoli a una linea dura ma che metta Di Maio nelle condizioni di lasciare il Movimento, anziché cacciarlo.  

M5S, portavoce Di Maio: “Stupiti e stanchi per attacchi”

“Stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio, impegnato in questo momento a rappresentare l’Italia all’importante tavolo europeo del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, dove si sta discutendo della guerra in Ucraina”. Così in una nota il portavoce del ministro degli Esteri, Beppe Marici, in un riferimento agli attacchi arrivati anche dal presidente della Camera Roberto Fico. 

“Il ministro Di Maio non replicherà a nessuno degli attacchi che sta ricevendo in queste ore. C’è un limite a tutto, ciononostante non si può indebolire il governo italiano davanti al mondo che ci osserva, in una fase così delicata”, sottolinea Peppe Marici. 

M5S, Vacca: “Campagna odio su Di Maio o pretesto per uscire da governo?”

“Al di là delle smentite fatte poco fa, continua la campagna d’odio nei confronti di Luigi Di Maio, ed è del tutto ingiustificata alla luce del fatto che Di Maio, come tanti parlamentari insieme a lui, hanno posto questioni politiche. Non vorrei che quello in atto sia l’ennesimo tentativo per creare fibrillazioni al governo, magari trovando un pretesto per poi uscire dall’esecutivo o indebolirlo. Questo, con una crisi come quella che stiamo vivendo e una guerra in corso, sarebbe davvero da irresponsabili e andrebbe contro gli interessi del Paese”. Così il deputato del M5S Gianluca Vacca all’Adnkronos. 

Caso Di Maio, M5S si riunisce di nuovo

Dopo la riunione fiume di ieri, a quanto apprende l’Adnkronos il Consiglio nazionale M5S torna a riunirsi già questa mattina per chiudere il cosiddetto ‘caso Di Maio’. O meglio per terminare il ‘verbale’ delle riunione di ieri in cui verrà ribadita, tra le altre cose, la posizione del Movimento a sostegno della collocazione euro-atlantica dell’Italia, ma in cui ci saranno, viene riferito, anche alcuni passaggi dedicati ai dubbi sollevati in questi giorni dal ministro degli Esteri. 

Fico  

“Non capisco perché ci sono questi attacchi in questo momento, subiamo una cosa che secondo me è mistificatrice, non aderente alla realtà. Allora mi chiedo, perché attacchi su cose non aderenti alla realtà? Da questo punto di vista ci sentiamo un po’ arrabbiati e delusi, tutto qua. Per quale motivo si deve mettere in discussione una cosa che nel Movimento non è in discussione?”, ha detto Roberto Fico, presidente della Camera, interpellato sulle frizioni interne al Movimento 5 Stelle. 

“Non c’è nessun Conte-Di Maio, state sbagliando prospettiva. L’unica cosa che c’è, al massimo, è Movimento-Di Maio, perché attaccare il Movimento su posizioni che non sono in discussione dispiace a tutta la comunità del Movimento”, ha aggiunto Fico. 

“Siamo un po’ dispiaciuti da questo atteggiamento – ha concluso – non c’è nessun attacco nei confronti di Luigi Di Maio. Non è questo, è solo che non capiamo e non capisco perché si attacca su una cosa che non è in discussione”. 

Caos M5S, Di Maio : “Attacchi immaturi”. Conte: “Forte rammarico”

Espulsione da M5S rinviata, almeno per ora, per Luigi Di Maio nonostante il tema delle sanzioni disciplinari sia stato ‘evocato’ (anche se non esplicitamente) da alcuni partecipanti alla riunione. Al centro della discussione del Consiglio nazionale, convocato d’urgenza dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, proprio la posizione del ministro degli Esteri dopo le polemiche degli ultimi giorni.  

L’ex premier, secondo quanto appreso dall’Adnkronos, avrebbe espresso “forte rammarico” per le esternazioni del titolare della Farnesina. Un intervento, quello di Conte, definito “molto equilibrato” da fonti pentastellate. Almeno per ora, quindi, nessun provvedimento di espulsione nei confronti di Di Maio, mentre il Consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle ha ribadito la collocazione euro-atlantica dell’Italia, bollando come ‘immotivate’ le accuse di anti-atlantismo lanciate dal titolare della Farnesina. 

Il redde rationem tra l’ex premier e Di Maio è dunque rinviato, nonostante la tensione abbia raggiunto il livello di guardia dopo le notizie di stampa con i contenuti della bozza di risoluzione elaborata da alcuni senatori Cinque Stelle in vista delle comunicazioni in Aula del premier Mario Draghi. Nel documento si impegnava il governo a non procedere con ulteriori invii di armi all’Ucraina ma i vertici pentastellati si sono affrettati a ‘disconoscere’ la bozza: la smentita, tuttavia, non è bastata a placare l’ira di Di Maio e dei suoi, i quali hanno accusato Conte di “disallineare” il Movimento dalla Nato e dai partner europei. 

Uno scontro durissimo che, secondo molti, era il preludio a una scissione. “Ribadiremo la linea espressa nel Consiglio nazionale precedente sul tema del conflitto in Ucraina, ovvero l’aderenza dell’Italia alla Nato e alla Ue. Sottolineeremo il nostro stupore per come Di Maio abbia utilizzato il tema della sicurezza nazionale e della collocazione internazionale dell’Italia per un suo gioco politico”, aveva spiegato all’Adnkronos una fonte di primo piano del Movimento che siede nel Consiglio nazionale. 

Di Maio  

“La prossima settimana in Parlamento si voterà la risoluzione sulla posizione che il Governo porterà avanti ai tavoli europei. Da Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici. Valori di democrazia, di libertà, di rispetto della persona e di difesa degli Stati”. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, in una nota si esprime così nella fase di tensioni che attraversano il M5S in relazione all’invio di armi all’Ucraina. 

Il titolare della Farnesina sottolinea che “tutti cerchiamo e vogliamo la pace. Intanto, però, Putin sta continuando a bombardare l’Ucraina, ignorando la richiesta della comunità internazionale di sedersi a un tavolo per i negoziati. Intanto l’esercito russo continua a uccidere civili innocenti e blocca i porti e l’export del grano, rischiando di causare una ulteriore guerra che, a sua volta, potrebbe generare l’aumento di nuovi flussi migratori incontrollati, anche verso il nostro Paese”. “Nel frattempo – si legge – dobbiamo rimanere uniti per vincere in Ue la battaglia sul tetto massimo al prezzo del gas, per contrastare le speculazioni e tutelare famiglie e imprese italiane”. 

“Davanti a uno scenario del genere, i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il Ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue. Un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Un fatto molto grave. 

M5S-Di Maio, Salvini: “Problema per governo”

”Non lo so, sono impegnato a seguire le tematiche delle famiglie, non metto becco in casa altrui. Sicuramente è un problema per il governo e per l’Italia se vanno avanti a litigare per giorni”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Zona Bianca su Retequattro rispondendo sull’ipotesi di espulsione di Luigi Di Maio dal M5S. 

”Oggi ho fatto benzina a 2,40 euro al litro, la priorità per la Lega in questa settimana è di avere un nuovo decreto sconto benzina, luce e gas. Il governo entro l’8 luglio deve rinnovare lo sconto e affrontare il tema della siccità perché anche gli agricoltori aspettano dei ristori mentre i 5 Stelle stanno litigando”, ha aggiunto Salvini. 

Il leader della Lega si è soffermato sull’exploit di Marine Le Pen nelle elezioni legislative in Francia. ”Le ho mandato i miei complimenti, sono contento per lei e i francesi. E’ stata accusata di essere euroscettica ma mentre altri in Francia parlavano di massimi sistemi Marine Le Pen ha messo al centro lavoro, famiglia e sicurezza legata al controllo dell’immigrazione. Quello che la Lega sta continuando a fare in Italia anche se con questo governo parlare di flat tax e altri temi è complicato”, le parole di Salvini. 

Di Maio: “M5S mi attacca con odio e mette governo in difficoltà”

“La prossima settimana in Parlamento si voterà la risoluzione sulla posizione che il Governo porterà avanti ai tavoli europei. Da Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici. Valori di democrazia, di libertà, di rispetto della persona e di difesa degli Stati”. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, in una nota si esprime così nella fase di tensioni che attraversano il M5S in relazione all’invio di armi all’Ucraina. 

Il titolare della Farnesina sottolinea che “tutti cerchiamo e vogliamo la pace. Intanto, però, Putin sta continuando a bombardare l’Ucraina, ignorando la richiesta della comunità internazionale di sedersi a un tavolo per i negoziati. Intanto l’esercito russo continua a uccidere civili innocenti e blocca i porti e l’export del grano, rischiando di causare una ulteriore guerra che, a sua volta, potrebbe generare l’aumento di nuovi flussi migratori incontrollati, anche verso il nostro Paese”. “Nel frattempo – si legge – dobbiamo rimanere uniti per vincere in Ue la battaglia sul tetto massimo al prezzo del gas, per contrastare le speculazioni e tutelare famiglie e imprese italiane”.  

“Davanti a uno scenario del genere, i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il Ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue. Un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Un fatto molto grave.   

“Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da Ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista. Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità: in ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa”, conclude.  

“Conflitto Di Maio-Conte avrà riflessi su unità M5S”

“Non sono né Mohamed Lamine Salda, detto Simba La Rue, né Amine Amagour, detto Baby Touche, i due giovani rapper di successo che si sono picchiati e accoltellati nella bergamasca. E infatti il loro è un duello assai più civile, che si nutre di parole e contrasti del tutto politici. Ma certo, tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio il conflitto ha raggiunto ormai punte estreme, inusitate per una formazione, il M5S, che si piccava di essere nuova, diversa e immune dai difetti e dai litigi della politica d’antan.  

Nel loro caso s’intende che i coltelli sono puramente metaforici. E tuttavia sono politicamente affilati, da una parte e dall’altra. L’ex presidente Conte non fa mistero di volersi differenziare da Draghi e dalla sua politica, soprattutto sul fronte ucraino. Mentre il ministro Di Maio di quel governo fa parte in veste di capo della diplomazia, e quella politica condivide, anche e soprattutto sul versante internazionale. Dunque è evidente che le loro strade tendono a dividersi su di un punto che è fondamentale per il paese e per entrambi. Peraltro ormai nessuno dei due fa mostra di voler diplomatizzare il dissenso reciproco. Anzi, pare quasi che ormai provino un certo gusto a contraddirsi -cosa che negli ultimi giorni hanno fatto con una evidente, reciproca avversione.  

Si vedrà nelle prossime ore, quando il Parlamento sarà chiamato a votare sulle armi che il governo italiano intende destinare a Kiev, se questa disputa metterà in forse la stabilità dell’esecutivo. Ma è evidente che, comunque vada, essa avrà riflessi sull’unità e l’identità del M5S. Forse fino al punto di divaricare le sue anime, chiamiamole così, dando infine vita a due formazioni. O quantomeno terremotando i suoi equilibri interni.  

Non è una novità di poco conto. Intanto perché stiamo parlando, a tutt’oggi, del gruppo parlamentare più numeroso di questa legislatura. E poi, appunto, perché il movimento che fu di Grillo aveva la pretesa di incarnare una novità nel nostro costume politico, sgombrando il campo da tutte quelle vicissitudini e rivalità e intrighi e congiure che gli antichi professionisti della politica di una volta erano soliti infliggere ai loro partiti. E invece l’evoluzione del grillismo lo porta sempre più ad assomigliare ai difetti dei predecessori. Senza la loro sapienza politica, per giunta.  

Così, anche i cinque stelle, perfino loro, sembrano organizzarsi a questo punto in correnti, fazioni e gruppi contrapposti. Laddove la loro contrapposizione passa per visioni politiche, ma anche a quanto pare per interessi più concreti. Le visioni, come s’è detto, fanno principalmente riferimento al governo, e traggono di lì una parte dei loro caratteri. Con un singolare rovesciamento delle rispettive storie. A dispetto delle loro apparenze, infatti, Conte sembra ormai incarnare l’anima movimentista, e Di Maio a sua volta quella più governista. Curioso rovesciamento delle parti, se si pensa che a suo tempo il primo era stato incaricato di governare offrendo la versione più istituzionale del movimento, mentre il secondo era stato scelto come capo di quel movimento in nome dello spirito più barricadiero delle sue origini.  

Ma c’è un altro dilemma che li divide, e a quanto dicono le ultime cronache in modi non troppo edulcorati: quello del secondo mandato. E qui la questione si fa particolarmente delicata. Perché in questo caso non c’è mediazione che tenga. O prevale la regola che esclude una terza candidatura, e allora per Di Maio e per molti dei suoi colleghi si chiudono le porte del prossimo Parlamento. O quella regola viene infranta o crivellata di eccezioni, e allora la leadership di Conte e la retorica del movimento subiscono un colpo pressoché irreparabile. 

In entrambi i casi l’”uno contro uno” sembra prendere il posto dell’”uno vale uno” di appena quattro anni fa. Curioso destino per una forza che voleva rivoluzionare usi e costumi della politica e finisce invece per aggrapparvisi. Forse suo malgrado. O forse invece con una vena di sottile e ironico compiacimento”.  

(di Marco Follini) 

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