(Adnkronos) – L’industria del riscaldamento, una realtà italiana che occupa più 10mila addetti e genera un fatturato di circa 3 miliardi di euro, oltre a un indotto di migliaia di imprese medio-piccole della filiera impiantistica, chiede al governo di “non approvare una modifica legislativa alla legge di Bilancio che escluderebbe le caldaie a condensazione dalle prossime misure d’incentivazione. Diversamente, si minerebbe il percorso di transizione energetica del nostro Paese, che vede tra i propri pilastri la riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale, oltre a indebolire un comparto di eccellenza che può offrire soluzioni utili alla decarbonizzazione”. E’ quanto si legge in una nota di Assotermica – Associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici.
“Le abitazioni esistenti sul nostro territorio sono circa 31 milioni, il 50% di queste è nelle classi energetiche più basse e solo in piccola parte sono già pronte ad accogliere tecnologie alternative, sia per questioni tecniche sia perché di proprietà di nuclei familiari che non possono permettersi soluzioni che richiedono un investimento iniziale importante. Per questo motivo le caldaie a condensazione risultano essere ancora la soluzione ottimale per un’ampia fetta di utenti per ridurre consumi energetici ed emissioni inquinanti”, avverte l’associazione.
Quindi “eliminare l’ecobonus per questi apparecchi significherebbe escludere larga parte delle famiglie italiane, soprattutto le meno abbienti, dalla possibilità di efficientare e rendere più sostenibili i propri sistemi di riscaldamento, ridurre drasticamente il potenziale di efficientamento del patrimonio edilizio e al contempo danneggiare un settore che da sempre investe in innovazione e che contribuisce alla crescita economica dell’Italia”. Inoltre, “la modifica penalizzerebbe tutti gli utenti che si ritrovano a dover sostituire un generatore guasto nel mezzo della stagione termica e che non avrebbero i tempi tecnici per poter pianificare il passaggio ad un’altra tecnologia”.