“Vortice Maestrale”

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L’associazione “Libera” parte civile al processo contro il clan Strisciuglio

Nel corso dell’ultima udienza del processo Vortice Maestrale celebrata presso il Tribunale di Bari “Libera. Associazioni, nomi, numeri contro le mafie” è stata ammessa tra le parti civili. Il pro‐cesso vede coinvolti circa 150 imputati, per reati quali associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, lesione, estorsione, detenzione e porto di arma da fuoco, rissa, danneggiamento aggravato, minaccia. “Libera” si è già costituita parte civile in altri numerosi processi contro la criminalità organizzata in varie regioni d’Italia, di cui 4 in Puglia. L’operazione da cui è scaturito il processo, denominata convenzionalmente “Vortice-Maestrale”, costituisce il compendio di un’indagine avviata nel 2015, diretta da un pool composto da magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia e condotta, in stretta e costante sinergia, dalla Squadra Mobile della Questura di Bari e dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari che hanno portato al sequestro, negli ultimi anni, anche di considerevoli quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi, nella piena e certa disponibilità di uomini del clan. L’attività investigativa ha fatto emergere la perdurante operatività criminale del clan Strisciuglio e delle sue artico‐lazioni territoriali, attive nei quartieri Libertà, San Paolo (cui fa riferimento an‐che una frangia operativa nel Comune di Palo del Colle), Enziteto – San Pio -Catino e San Girolamo (oltre ad una propaggine periferica nei Comuni di Conversano e Rutigliano), nonostante la carcerazione di importanti esponenti di vertice.
Molteplici i reati scopo accertati, tra cui l’illecita commercializzazione di stupefacenti, reati contro la persona (omicidi e tentati omicidi), reati contro il patrimonio (in specie estorsioni) e in materia di armi.
Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche della compagine mafiosa e la proliferazione della stessa nell’intera area della città metropolitana, attorno alle figure di alcuni boss, responsabili delle diverse articolazioni territoriali. E’ stato, altresì, accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio gli ingenti rifornimenti di sostanze stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (con sede operativa nel quartiere Japigia di Bari), che in quel periodo stavano cercando di acquisire una propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti apicali del clan Strisciuglio. L’organizzazione mafiosa nel periodo oggetto delle investigazioni, con micidiali e sanguinose azioni di fuoco, aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all’interno del quartiere Libertà, acquisendo, in quella parte nevralgica del capoluogo pugliese, il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni ai danni dei titolari di attività produttive; in particolare, era riuscita ad imporre ai gestori di alcuni esercizi pubblici ubicati nel cuore della città di Bari, l’installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in danaro, forniti da un’azienda gestita da uno dei sodali, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto nel settore.

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