Omicidio Ciatti, padre Niccolò: “Pena minima non è giustizia”
“Con immensa amarezza ho appreso che è stata data la pena minima. Una sentenza di 15 anni di carcere in un caso come questo non è giustizia. E’ un’offesa a Niccolò e a tutti noi. Eppure c’era il verdetto della giuria popolare che aveva riconosciuto l’omicidio volontario aggravato, la cui pena massima in Spagna è di 25 anni, e c’era la richiesta del pm di dare al colpevole 24 anni di carcere e 9 di libertà vigilata. E’ incomprensibile: vorrei sapere quali sono le attenuanti che il presidente del Tribunale ha riconosciuto al colpevole”. Lo dice all’Adnkronos Luigi Ciatti, padre di Niccolò, il ragazzo ucciso in Spagna a Lloret de Mar, commentando la sentenza del Tribunale di Girona che ha inflitto 15 anni di carcere al ceceno Rassoul Bissoultanov.
“Mio figlio stava ballando – ha aggiunto Luigi Ciatti – ed è stato violentemente aggredito e, come si può vedere da un video, era già a terra quando è stato poi colpito alla tempia. Il responsabile lo ha quindi colpito per uccidere. Mi viene spontaneo pensare all’omicidio di Willy e alle sentenze di ergastolo che sono state date agli assassini. Come si possono trovare delle attenuanti? Ovviamente presenteremo ricorso e andremo avanti per cercare di dare un minimo di giustizia a nostro figlio”.
Omicidio Ciatti, tribunale Girona condanna Bissoultanov a 15 anni
Il Tribunale provinciale di Girona ha condannato a 15 anni di reclusione in carcere per omicidio volontario Rassoul Bissoultanov, il 29enne ceceno accusato della morte di Niccolò Ciatti, il 21enne di Scandicci (Firenze) che venne pestato senza alcun motivo la notte tra l’11 e il 12 agosto 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, nota località della Costa Brava, dove si trova in vacanza con alcuni amici.
Il verdetto di condanna era stato emesso dalla giuria popolare del tribunale spagnolo lo sorso 3 giugno, ma la sentenza che infligge i 15 anni di carcere è stata depositata solo oggi dal giudice togato, a cui spettava determinare la pena che il ceceno dovrà scontare.
Il procuratore Victor Pillado aveva chiesto 24 anni di carcere e 9 anni di libertà vigilata. “Dobbiamo giustizia alla famiglia Ciatti – aveva detto nella requisitoria il pm Pillado -, dobbiamo una condanna giusta e responsabile”. L’entità della pena da applicare oscillava tra i 15 e i 25 anni secondo quanto stabilisce il codice penale spagnolo per l’omicidio volontario di una persona indifesa. Il giudice ha quindi applicato la pena minima prevista. La famiglia Ciatti, tramite l’avvocato Agnese Usai, non esclude di impugnare la sentenza facendo ricorso per reclamare una pena maggiore per il condannato.
Secondo quanto ricostruito durante le indagini, Bissolultanov, esperto di arti marziali, in particolare del tipo di lotta chiamata Mma, la notte tra l’11 e il 12 agosto 2017, sulla pista da ballo della discoteca ‘St Trop’, insieme a due connazionali, improvvisamente prese di mira Niccolò Ciatti, che stava trascorrendo con i suoi amici l’ultima serata della vacanza in Costa Brava. Così iniziò il pestaggio mortale.
Bissoultanov, poco più grande di Niccolò, sferrò un violentissimo calcio alla testa del ragazzo di Scandicci, che non si rialzò più. Morì in ospedale alcune ore dopo. Anche Magomadov avrebbe preso parte al pestaggio, e alcuni video girati dai presenti in discoteca e le testimonianze degli amici di Niccolò lo confermerebbero.
Lo scorso 20 maggio la Cassazione ha annullato la scarcerazione di Rassoul Bissoultanov, estradato dalla Germania in Italia e scarcerato il 22 dicembre 2021 dai giudici della Corte d’Assise di Roma. Il ceceno nel frattempo però è tornato in Spagna dove per lo stesso caso era già stato aperto un processo, che agli inizi di giugno si è concluso con il processo davanti al Tribunale provinciale di Girona.
Nel frattempo va avanti il processo in Italia per l’omicidio di Niccolò Ciatti. Lo scorso 8 giugno i giudici della Terza Corte d’Assise di Roma hanno dichiarato “infondata” l’istanza avanzata dalla difesa dell’imputato, il ceceno Rassoul Bissoultanov, con cui chiedeva di chiudere il processo italiano, per il ne bis in idem, alla luce della sentenza di primo grado pronunciata nelle scorse settimana dai giudici spagnoli che hanno condannato il ceceno per omicidio volontario aggravato. Istanza che secondo la Corte “non merita accoglimento e va rigettata” poiché nessuno dei due procedimenti è arrivato a sentenza definitiva.
“Adesso in tempi rapidissimi valuteremo l’eventuale impugnazione della sentenza, atteso che i termini dell’impugnazione nell’ordinamento spagnolo sono brevissimi”. Lo ha detto all’Adnkronos l’avvocato Agnese Usai, legale della famiglia Ciatti. “Ora va letta tutta la motivazione, l’interpretazione delle norme e la considerazione puntuale delle prove per capire se non sia stata valutata qualche testimonianza nel percorso motivazionale”, ha aggiunto.
Adnkronos