Ucraina, Pentagono: “70.000 russi morti o feriti”

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Per la Russia in Ucraina tra i 70.000 e gli 80.000 morti o feriti. E’ la valutazione che arriva dagli Stati Uniti. “Penso si possa indicare con sicurezza che i russi hanno probabilmente avuto 70 o 80.000 vittime in meno di sei mesi – ha detto il sottosegretario alla Difesa, Colin Kahl, durante un briefing – Si tratta di una combinazione di morti e feriti in azione. Un numero che potrebbe essere leggermente più basso, più alto, ma penso sia più o meno in linea con la realtà”.

Un dato giudicato “notevole” dal momento che la Russia “non ha raggiunto nessuno degli obiettivi di Putin” dall’invasione dell’Ucraina, lo scorso 24 febbraio.

Ucraina, Kiev: pesanti raid russi su linea fronte Donetsk

Pesanti combattimenti sono stati segnalati nelle città in prima linea vicino a Donetsk, nel sud dell’Ucraina, dove secondo funzionari di Kiev la Russia ha lanciato diversi raid aerei. “La situazione nella regione è tesa, i bombardamenti sono costanti in tutta la linea del fronte”, ha detto alla televisione ucraina il governatore regionale di Donetsk Pavlo Kyrylenko . ”Il nemico non sta avendo successo. La regione di Donetsk sta tenendo”, ha aggiunto.

Nel sud-est il principale ponte Antonovsky sul fiume Dnepr nella regione di Kherson è stato nuovamente preso di mira dalle forze ucraine che cercavano di interrompere le linee di rifornimento russe. Yuri Sobolevsky, vice capo del consiglio regionale di Kherson, ha detto su Telegram che il ponte è stato gravemente danneggiato dopo “azioni notturne”.

Parolin: “Armi? Se attaccati, popoli hanno diritto di difendersi”

“La Chiesa segue l’esempio del suo Signore: crede nella pace, lavora per la pace, lotta per la pace, testimonia la pace e cerca di costruirla. In questo senso è pacifista”. E’ quanto afferma il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in una intervista a Limes. Sul ricorso alle armi precisa che “il catechismo della Chiesa cattolica prevede la legittima difesa. I popoli hanno il diritto di difendersi, se attaccati. Ma questa legittima difesa armata va esercitata all’interno di alcune condizioni che lo stesso catechismo enumera: che tutti gli altri mezzi per porre fine all’aggressione si siano dimostrati impraticabili o inefficaci; che vi siano fondate ragioni di successo; che l’uso delle armi non provochi mali e disordini più gravi di quelli da eliminare”.

“La guerra inizia nel cuore dell’uomo. Ogni insulto sanguinoso allontana la pace e rende più difficile qualsiasi negoziato”, sottolinea Parolin nell’intervista. “La voce del Papa, spesso, è vox clamantis in deserto (‘una voce che grida nel deserto’). È voce profetica, di lungimirante profezia. È come un seme gettato, che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto. Se gli attori principali del conflitto non prendono in considerazione le sue parole, purtroppo, non succede nulla, non si ottiene la fine dei combattimenti”.

“Pure oggi – continua Parolin – nella tragica vicenda ucraina, non sembra emergere al momento disponibilità a intavolare reali negoziati di pace e ad accettare l’offerta di una mediazione super partes. Come è evidente, non è sufficiente che una delle parti lo proponga o lo ipotizzi in via unilaterale, ma è imprescindibile che entrambe esprimano la loro volontà in questo senso. Ancora una volta… vox clamantis in deserto. Ma le parole del Papa restano comunque una testimonianza di altissimo valore, che incide in tante coscienze, rendendo più consapevoli gli uomini che la pace, e la guerra, iniziano nei nostri cuori e che tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per promuovere la prima ed evitare la seconda”.

Parolin riconosce “la possibilità di un salto negativo verso la congiunzione dei pezzi in un conflitto mondiale vero e proprio. Credo che noi non siamo ancora in grado di prevedere o calcolare le conseguenze di quanto sta accadendo. Migliaia di morti, città distrutte, milioni di sfollati, l’ambiente naturale devastato, il rischio di carestia per la mancanza di grano in tante parti del mondo, la crisi energetica… Come è possibile che non si riconosca che l’unica risposta possibile, l’unica via praticabile, l’unica prospettiva percorribile è quella di fermare le armi e promuovere una pace giusta e duratura?”

Ucraina, Papa a Kiev a settembre

“‘Sono molto vicino all’Ucraina e voglio esprimere questa vicinanza con la mia visita all’Ucraina’. Parole importanti di Papa Francesco espresse durante l’incontro di oggi con il Santo Padre. L’Ucraina per molti anni e soprattutto da quando è iniziata la guerra è in attesa del Papa e sarà felice di salutarlo prima del suo viaggio in Kazakistan” a metà settembre. Lo scrive su Twitter l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, dopo essere stato ricevuto oggi in udienza da Francesco.

“I momenti di comunicazione con il Santo padre – scrive Yurash in un altro tweet – sono sempre fonte di ispirazione. Soprattutto quando c’è la possibilità di discutere e promuovere temi ‘sul tavolo’ da molto tempo, come la visita del Papa in Ucraina: l’Ucraina vuole incontrare e salutare Sua Santità il più presto possibile, anche prima del suo viaggio in Kazakistan”.

(Adnkronos)

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