Le parole di Draghi e di Meloni
Sembrano in contraddizione tra loro, ma non lo sono. Come possono stare insieme l’allarme del Financial Times sulla scommessa dei fondi contro il debito italiano, le parole di ieri di Mario Draghi e quelle di oggi di Giorgia Meloni? Intorno alla reazione dei mercati alle tensioni della politica italiana si gioca una partita che è insieme elettorale, mediatica e finanziaria. I tre piani andrebbero però tenuti distinti.
Sul primo fronte, quello elettorale, c’è la spinta di chi si oppone all’ipotesi più probabile, la formazione di un governo di centrodestra a guida Meloni. La carta della presunta inaffidabilità internazionale è sul tavolo e lo rimarrà fino al 25 settembre e anche oltre. Sul piano mediatico giocano un ruolo da sempre, in fasi come quella che stiamo attraversando, i grandi media internazionali. Sono la voce dei mercati e rappresentano i timori e le pulsioni che si percepiscono nelle sale operative. Il Financial Times scrive quello che, numeri alla mano, ha un riscontro nella realtà: una parte dei fondi speculativi spera di guadagnare dalle presumibili tensioni sul debito italiano, come già successo in passato, soprattutto nel 2008 e nel 2011. Il terzo piano, quello finanziario, presenta uno scenario che indubbiamente può incentivare una speculazione sull’Italia. Incide la situazione politica e incide il contesto economico, con la Bce impegnata a fronteggiare le fiammate dell’inflazione e determinata a ridurre l’acquisto di titoli e ad aumentare progressivamente i tassi di interesse.
In questo quadro, hanno un peso importante le parole scelte ieri da Mario Draghi e oggi da Giorgia Meloni. Il premier, tra i messaggi lanciati dal meeting di Rimini, ne ha scelto uno significativo: l’Italia ce la farà, con qualsiasi governo esca dalle elezioni. A condizione, però, che si facciano alcune cose e che non se ne facciano altre. Il no chiaro al protezionismo e all’isolazionismo si lega alla collocazione dell’Italia al centro dell’Europa e nel Patto Atlantico. Quella di Draghi è una difesa preventiva, e fortemente istituzionale, della capacità di tenuta del Paese.
A questo messaggio si legano le dichiarazioni di Giorgia Meloni, pubblicate dal sito della Reuters. “Vogliamo un diverso atteggiamento italiano sulla scena internazionale, ad esempio nei confronti della Commissione Europea, (ma) questo non significa che vogliamo distruggere l’Europa, che vogliamo lasciare l’Europa, che vogliamo fare cose pazze”. E, ancora: “Significa semplicemente spiegare che la difesa dell’interesse nazionale è importante per noi come lo è per i francesi e per i tedeschi”.
Un messaggio che è una risposta alla notizia pubblicata dal Financial Times ma anche un avvertimento agli alleati di centrodestra. C’è una linea da non oltrepassare, né con le proposte elettorali, né tantomeno con l’azione di governo. L’altro passaggio è chiaro in questo senso. “Sono molto cauta… Nessuna persona responsabile, prima di avere un quadro completo delle risorse che possono essere investite, può immaginare di rovinare le finanze del Paese”. “Abbiamo messo su carta alcune cose che dipendono dai conti dello Stato… La prima cosa che dovremmo fare sarebbe la legge di bilancio e abbiamo chiaramente intenzione di farla entro i parametri richiesti”.
C’è un precedente, quello del governo giallo-verde, che può aiutare a spiegare come si muovono i mercati e il senso delle parole di Draghi e Meloni. Allora, fu la percezione che l’Italia volesse porsi ai margine dell’Europa a innescare la scommessa contro il nostro debito. Oggi la differenza, quando la campagna elettorale sarà finita, possono farla il posizionamento internazionale del nuovo governo e le scelte della politica economica. Intanto, i mercati si muovono e la speculazione fa i suoi calcoli.
(Di Fabio Insenga) (Adnkronos)