Professioni, Giuseppin (Ass. Tatuatori): “Con Covid più abusivi, a rischio concorrenza e salute clienti”
“La voglia di tatuaggio non si è mai spenta, neanche con il Covid che anzi ha spinto il dilagare del fenomeno dell’abusivismo”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia il presidente dell’AssociazioneTatuatori.it, Ugo Eliseo Giuseppin, che conta circa 200 iscritti. “Le restrizioni – afferma – introdotte con la pandemia hanno di fatto limitato la professione di chi rispetta la legge a favore di chi, invece, esercita senza rispettarla. Quella del tatuatore è una professione che richiede non solo formazione, ma anche e soprattutto il rispetto delle norme igienico-sanitarie previste dalla legge che, per chi è in regola, si traducono in spese che appunto l’abusivo non rispetta intascando di fatto molti più guadagni”.
“Chi lavora rispettando la legge – sottolinea – deve tenere conto non solo delle bollette, come la luce, da sostenere, ma anche delle imposizioni fiscali Inps e Inail. C’è poi lo smaltimento dei rifiuti cosiddetti speciali che è una componente fondamentale. Ogni tatuatore o proprietario dello studio dovrebbe essere molto attento a questa parte. Se gli strumenti non vengono disinfettati in modo corretto o smaltiti nel modo giusto, i clienti e il personale potrebbero essere esposti a malattie che possono diventare fatali”.
“Se – avverte – si seguono le giuste pratiche, il rischio d’infezione è molto basso, tuttavia chi esercita in modo abusivo in casa propria o del cliente, oppure improvvisando uno studio in cantina non si pone questi problemi e se accade qualcosa ecco che tutta la categoria viene danneggiata a colpi di slogan ‘ i tatuaggi fanno male’, ‘ i tatuaggi provocano infezioni'”.
“Nella stragrande maggioranza delle regioni – continua – le ore di formazione per diventare tatuatore sono 90 ore. Purtroppo, c’è una forte disomogeneità dovuta alla frammentazione normativa in ambito regionale. Il numero di ore previste per la formazione varia da 14 a 1.500 a seconda della Regione. In Lombardia siamo riusciti a spuntare un percorso di 1.500 ore con grande sacrificio”.
“Il livello Eqf (European qualification framework) – ricorda – per la qualifica di tatuatore non è uniforme tra le Regioni; è previsto generalmente il livello IV, ma in alcune Regioni viene assegnato il livello III. Pertanto, il quadro nazionale relativamente al profilo di tatuatore risulta essere molto articolato e disomogeneo”.
“Il problema riguarda poi – osserva Ugo Eliseo Giuseppin – l’accesso, che è previsto anche per chi ha la licenza media. Una cosa assurda insegnare il valore di alcune sostanze a livello molecolare a chi non ha alcuna competenza in materia”.
“Da quest’anno – afferma – è entrato in vigore il nuovo regolamento Ue che vieta i tatuaggi con colori a rischio, ma la legge a livello interpretativo pone dei dubbi. Se non posso utilizzare prodotti che non superino lo 0,1% di determinati pigmenti, a parte il fatto che con questa diluizione non colorano affatto, per ottenere l’effetto desiderato posso ripassarli 20 volte e rispettare allo stesso tempo le regole: una contraddizione. E’ poi giusto considerare tossiche nella stessa misura tutte le molecole soggette a restrizioni? Esistono evidenze scientifiche che dicano che oltre lo 0,1 per cento sono tutte tossiche oppure è giusto ipotizzare che alcune lo siano allo 0,1 e altre al 2% o più?”. (Adnkronos)