Pnrr, Passera: ‘Se nuovo governo mantiene rotta e direzione l’Italia ce la può fare’
Prezzi alle stelle, imprese al collasso e tensione politica internazionale che non accenna ad allentarsi, ma l’Italia ce la può fare se manterrà la rotta del pnrr e punterà sulle imprese. Corrado Passera, ceo e fondatore di illimity Bank non ha dubbi sui passi da compiere per tirare fuori dalle secche il paese. Certo non mancano i rischi dettati dal contesto, ma neanche le opportunità che il sistema imprenditoriale è in grado di creare.
”Credo che nessun governo sul Pnrr -dice all’Adnkronos- si prenderebbe la responsabilità di stravolgere quanto avviato fino ad oggi. Penso che lo spirito e le direzioni di massima del Pnrr verranno confermate da chiunque verrà eletto. È chiaro che il mondo negli ultimi mesi è molto cambiato, quindi è possibile che si debbano fare degli aggiustamenti o sui prezzi di certe operazioni o su certe priorità. Ed è chiaro che la transizione energetica è ancora più urgente e rilevante di quanto poteva essere soltanto due anni fa, un anno fa”.
Certamente però per sostenere il sistema produttivo si può intervenire su meccanismi più efficaci di altri. ”I bonus -spiega- sono quasi sempre delle operazioni di breve periodo e di scarsa visione. Poi, in certi casi, quando c’è l’emergenza bisogna, come è stato all’inizio del covid, aiutare le famiglie e le imprese a resistere. In generale, però, non portano a soluzioni strutturali dei problemi”.
Secondo il banchiere per mettere in atto interventi di sostegno si deve guardare all’andamento delle imprese, soprattutto di quelle virtuose, di quelle che competono a livello internazionale forti della qualità e competenza che ci viene riconosciuta in tanti i settori. “Noi, come illimity, ogni giorno accogliamo proposte di imprese che investono, che si aggregano, che comprano altre aziende. Insomma, c’è un grandissimo dinamismo. Le grandi crisi che abbiamo avuto in questi decenni hanno portato ad una dura selezione e moltissime delle aziende sopravvissute sono veramente forti e resilienti”. Ecco perchè ”più che bonus -spiega- sarebbero necessari degli interventi strutturali per premiare ancora di più le aziende che investono in innovazione, le aziende che assumono, anche attraverso l’apprendistato, cioè che assumono in maniera strutturale. E ancora le aziende che si aggregano, quelle che aumentano il loro capitale. Abbiamo il dovere di favorire e premiare queste aziende virtuose che ci tireranno fuori dall’attuale situazione”.
Perchè il brand Italia c’e’, funziona bene e se messo in grado di girare al meglio i risultati arrivano. ”L’Italia -sottolinea- se la può giocare praticamente in tutti i settori. È chiaro che non possiamo giocarcela, né dobbiamo cercare di farlo, nei settori dove valgono soltanto i grandi volumi e la bassa qualità. Ma dovunque c’è innovazione, e praticamente tutti i settori sono in corso di completo ridisegno, noi abbiamo già delle grandi forze e delle chiare opportunità. Vale per quasi tutti i settori: dall’alimentare all’arredamento, dalla meccanica alle macchine utensili; dalle biotecnologie ai settori legati alla salute fino alla nuova agricoltura. Per non parlare di tutti i settori creativi. Ma l’innovazione tocca anche il mondo dei servizi come turismo e finanza. In tre anni in illimity siamo passati da zero a circa 900 persone” .
Così ad esempio si può invertire il trend che ha visto le retribuzioni italiane diminuire rispetto al resto d’Europa. ”Le retribuzioni, come gli utili, sono funzione della produttività. E la produttività è funzione soprattutto degli investimenti in ricerca e tecnologie: per questo devono essere premiate fiscalmente. Non dimentichiamoci che in molti settori – in particolare della manifattura – l’Italia è già oggi competitiva a livello internazionale. L’altro fattore cruciale per creare lavori ben retribuiti è la formazione. La scuola e l’università necessitano di cambiamenti profondi e investimenti ingenti. Serve maggiore collegamento tra la formazione e il mondo del lavoro e un più efficace orientamento verso i nuovi lavori: sono centinaia di migliaia i posti di lavoro che non vengono oggi coperti per mancanza di persone con le competenze richieste”.
E in questo momento difficile ”le banche possono avere un ruolo importante, importantissimo, forse più importante che in altri momenti. Perché accompagnare l’economia, accompagnare le imprese in una fase in cui certamente c’è grandissima pressione e in taluni casi difficoltà, è una responsabilità che richiede capacità di selezione ma anche coraggio. Noi come illimity lo vediamo continuamente. Ripeto, aziende che continuano a fare progetti e investimenti, anche aziende che hanno delle difficoltà ma che hanno tutta l’energia, l’ambizione, la capacità di ritornare in bonis, come si dice in gergo bancario. Quindi questa è una responsabilità forte, a cui si aggiunge una responsabilità del pubblico perché, soprattutto nel mondo delle piccole e medie imprese, le garanzie pubbliche sono state in passato e continuano a essere indispensabili”.
Sicuramente il momento è difficile anche per gli istituti bancari. ”In una situazione come questa dobbiamo sicuramente prepararci anche a un aumento del cosiddetto credito deteriorato. Lo dice la situazione e lo scenario macroeconomico. Lo dicono i quasi 300 miliardi di crediti in stage due, come si dice in termini tecnici, cioè di crediti in osservazione sui bilanci delle banche. E lo dicono anche l’andamento delle transazioni nel mondo Utp e Npl in questi primi mesi dell’anno”. Detto questo, ”le banche italiane hanno fatto un gran lavoro negli ultimi decenni, sono più forti, hanno fortemente rafforzato e ripulito i loro bilanci. Esiste un mondo di operatori specializzati nel credito deteriorato, molto professionale, che può affrontare l’inevitabile nuova ondata, soprattutto di Utp. Questa degli Utp è un’attività bancaria di estrema soddisfazione perché riportare aziende che hanno avuto difficoltà, ma che hanno l’energia e la voglia di ripartire, è un gran bel modo di fare banca”. (Adnkronos)