Come gestire il tutto con un congresso alle porte e un segretario che ha già chiarito che non si ricandiderà? Negli ambienti parlamentari Pd vengono individuate due strade possibili. La prima prevede di ridiscutere tutto l’intero pacchetto, presidenti dei gruppi compresi. La seconda è quella della ‘transizione’: in attesa del congresso e quindi degli equilibri che ne deriveranno, verrebbero intanto confermate le attuali capigruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. Si tratta di cariche ‘a termine’ e, se necessario, possono essere eletti dei nuovi presidenti dei gruppi. Per quanto riguarda le nomine istituzionali invece sono ‘permanenti’, restano tali per tutta la legislatura.
Servirà quindi un accordo interno ai dem su chi indicare. I big non mancano, dagli ex ministri in giù, e anche new entry di ‘spicco’ come Elly Schlein o le stesse capigruppo, se dovessero essere eletti nuovi presidenti dei gruppi. Dopodiché andrà fatto un confronto con tutte le altre forze politiche, a partire da quelle di opposizione ovvero M5S e Terzo Polo. I 4 vicepresidenti di Camera e Senato si eleggono a ‘pacchetto’ con l’accordo di maggioranza e opposizione. “Uno dei primi punti da capire – è il ragionamento di un parlamentare dem – è quale sarà l’atteggiamento di Letta. Interverrà o invece, da segretario uscente, farà un passo di lato?”. Intanto il prossimo appuntamento per il Pd sarà la prossima settimana quando, con ogni probabilità, verrà convocata la prima Direzione dopo il voto.