Intanto, il totonomi non si ferma. Al di là dell’ottimismo professato da tutti e della rassicurazioni di unità, restano tanti nodi sul tavolo, a cominciare da quello di ministeri chiave come Viminale ed Esteri. Gli ultimi boatos confermano l’intenzione di Meloni di tenersi la Farnesina (in pole resta Elisabetta Belloni) così da poter dare una propria impronta alla politica estera, per conservare una propria autonomia di azione. Di conseguenza, l’azzurro Tajani, dato tra i favoriti proprio per gli Esteri, potrebbe andare alla Difesa. A questo punto per Ignazio La Russa, già ministro della Difesa con il governo Berlusconi, si profilerebbe un posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio o, secondo gli ultimi rumors, la guida del gruppo di Fdi al Senato (a Montecitorio verrebbe confermato il presidente dei deputati uscente Francesco Lollobrigida).
Si parla di incarichi di peso a palazzo Chigi per l’uomo-ombra della leader di via della Scrofa, il senatore Giovanbattista Fazzolari, il responsabile economico del partito, Maurizio Leo, l’attuale presidente del Copasir, Adolfo Urso e Daniela Santanchè, che le indiscrezioni danno in corsa per il Turismo. Vero e proprio pallino della Meloni rimane il ministero del Mare, nuova figura da lei fortemente voluta.
Oltre a Tajani, circola con insistenza l’ipotesi di un upgrade ministeriale per i capigruppo azzurri, Paolo Barelli e Anna Maria Bernini (già ministro per le Politiche dell’Unione europea), e per Licia Ronzulli, responsabile del partito per il rapporto con gli alleati. Secondo alcune indiscrezioni, sulla fedelissima del Cav sarebbero stati manifestati dei dubbi, anche se per lei si parla con insistenza di un posto all’Istruzione o alla Salute, casella quest’ultima che vedrebbe in campo anche un altro azzurro, il vicepresidente uscente della Camera, Andrea Mandelli. Pure Alessandro Cattaneo, attuale responsabile dei Dipartimenti del partito forzista, potrebbe essere della partita governativa.
La Salute, però, potrebbe essere affidata a Letizia Moratti, così da sminare la grana regione Lombardia, dove sono scintille in casa con il governatore Fontana. Fdi potrebbe dare il suo placet (Moratti è molto stimata da Meloni), visto anche che la rielezione dello stesso Fontana non è più un tabù per i meloniani. Per la Giustizia Fdi avrebbe pensato alll’ex pm Carlo Nordio (l’altra contendente per lo stesso posto, la leghista Giulia Bongiorno, viene data alla Funzione pubblica) mentre per il Sud si fa il nome del governatore siciliano uscente, Nello Musumeci, e per il dicastero delle Riforme quello dell’ex presidente del Senato, Marcello Pera.
Tra i papabili resterebbe per l’Ambiente un altro esponente Fdi, Fabio Rampelli, mentre l’eurodeputato e copresidente dell’Ecr, Raffaele Fitto, potrebbe spuntarla agli Affari europei. Allo stato, viene dato out Guido Crosetto. Quanto al successore della Lamorgese, ancora oggi dalle parti di via Bellerio fanno sapere che il bis all’Interno resta l’obiettivo di Salvini. Al numero uno della Lega potrebbero offrire la carta Nicola Molteni, fedelissimo del segretario, oppure quella di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma, che è in lizza con l’altro prefetto Giuseppe Pecoraro. In ogni caso se Salvini cedesse, potrebbe spostarsi al Lavoro, visto che per l’Agricoltura resta in sella Gian Marco Centinaio. Erika Stefani dovrebbe essere confermata alla Disabilità, mentre Lucia Borgonzoni potrebbe giocarsela per i Beni culturali, posto ‘prenotato’ da Vittorio Sgarbi.
Per la guida di via XX settembre in pole ci sarebbe sempre un tecnico ma non Fabio Panetta, almeno per ora. Si fa sempre il nome di Domenico Siniscalco. Se Maurizio Lupi, in rappresentanza di ‘Noi moderati’, potrebbe farcela ai Rapporti con il Parlamento, si parla di Eugenia Roccella, eletta nelle liste di Fdi, alla Famiglia. Per il lavoro si fa il nome di Luca Ricolfi, ma c’è chi non esclude la carta a sorpresa, Salvini, che avrebbe messo gli occhi pure sul Mise per la Lega, ministero ricoperto attualmente da Giancarlo Giorgetti nel governo Draghi.
Legata a doppio filo con il risiko ministeriale c’è la partita delle presidenze di Camera e Senato, ancora in salita. Meloni, raccontano, sarebbe sempre orientata a tenere per il centrodestra la seconda carica dello Stato e lasciare la guida di Montecitorio all’opposizione, come gesto di fair play politico-istituzionale. Come successore della Casellati in lizza c’è sempre il leghista Roberto Calderoli, ma non è escluso che Fdi possa mettere a palazzo Madama un nome gradito.