Cambiare il nome del Pd: “Io non capisco il senso. Mi sembra una operazione di maquillage, di forma, non di sostanza. Va ridefinito l’assetto organizzativo e comunicativo del Partito oltre al quadro di alleanze, nazionali e territoriali. Perché tanti voti si sono spostati verso il centro, premiando Calenda, ed altri verso sinistra, premiando Conte che ha etichettato il Movimento 5 stelle partito progressista”. Così all’Adnkronos Fabrizio Masia (Emg Different) che sulla possibilità di un cambio nome del Partito democratico aggiunge: “Non ha senso lavorare sulla etichetta invece che sul contenuto della bevanda. Partiamo dal prodotto, l’etichetta viene dopo. Se resta tutto uguale, il cambio di etichetta è operazione di maquillage”.
“Il Pd deve aprirsi ad una nuova fase di riflessione per valutare le condizioni necessarie a capire se ci sono alleanze in campo – prosegue – Se fosse entrato in coalizione con il centro o con la sinistra, il Pd avrebbe pareggiato le elezioni o quanto meno non avrebbe dato la maggioranza al centro destra. Io credo che ci sia una decisione da prendere sulla base della sensibilità politica della dirigenza del partito democratico: aprire verso il centro, intercettando anche voti dal centrodestra; oppure accordarsi con i Cinque stelle magari perdendo un po’ di centro, ma costruendo un fronte più compatto”.
“D’altronde – conclude – la storia insegna che non si ottiene nulla dal continuo cambio del nome, strada che il Pd si ostina a percorrere. Va piuttosto attivato un grande lavoro di ascolti, di contenuti, di programmi e di riassetto territoriale”. (di Roberta Lanzara) (Adnkronos)