Il Presidente russo Vladimir Putin compie domani 70 anni. Sarà il compleanno più amaro della sua carriera politica, con le forze militari russe che indietreggiano nei territori del sud est dell’Ucraina che ha appena annesso alla Federazione russa.
Difficile che il Presidente del Paese impegnato nell”operazione militare speciale’ in Ucraina trascorra la giornata, come fece nel 2019, con il non più favorito ministro della Difesa Sergei Shoigu a pescare e cercare funghi, in Siberia. Anche nel 2014, Putin aveva festeggiato nella taiga e l’anno successivo si era concesso una partita a hockey con la squadra Zvezdy NHL, con il pubblico che intonava “buon compleanno”. Ma di solito, come ha più volte assicurato il portavoce, Dmitry Peskov, il Presidente trascorre il compleanno “al lavoro”, riservandosi la sera libera per incontrare amici e familiari, di cui non è mai stato fornito l’elenco.
Per la prima volta dal suo arrivo al Cremlino, chiamato da Boris Eltsin nel dicembre del 2000 come Presidente ‘ad interim’, il suo potere non appare più così solido. E una “Rossiya bez Putina’, (Russia senza Putin), slogan delle manifestazioni dei suoi oppositori, appare per la prima volta come una possibilità. Non come il risultato di una sconfitta alle urne, ma per lotte di potere interne al regime. Per la prima volta, appare meno scontata la sua permanenza al potere fino al 2036, grazie alla riforma costituzionale del 2020 che gli consentirebbe di ricandidarsi nel 2024.
Più probabile però nel prossimo futuro il cambiamento significativo del suo regime. Che sia per l’introduzione di una mobilitazione generale, della nazionalizzazione delle imprese o per l’impiego di armi non convenzionali che ingigantirebbe la frattura fra la Russia e l’Occidente. Comunque sia, Putin a 70 anni sarà costretto a reinventarsi di nuovo.
Nato il 7 ottobre del 1952 nell’allora Leningrado, una città che stava ancora riprendendosi dal lungo assedio, da parte delle forze naziste, in cui morirono il fratello e cinque zii. Nonno cuoco di Stalin, padre volontario in guerra, Putin è cresciuto nella mitologia della grande guerra patriottica, e del peso che la resistenza era costata ai sovietici e alla sua famiglia, con entrambi i genitori che hanno sfiorato la morte in quegli anni.
Mantenere sotto traccia, come hanno fatto i russi della sua generazione e di quelle successive, il ricordo del patto stretto dall’Urss con i nazisti e dell’entrata in guerra contro la Polonia già nel 1939, ha portato al ribaltamento della narrazione degli eventi in Ucraina iniziata nel 2014 e culminata con l”operazione militare speciale contro i nazisti’ iniziata il 24 febbraio scorso.
La mitologia che Putin ha costruito negli anni, a partire dalla Kommunalka (l’appartamento condiviso con altre famiglie) cui viveva con i genitori e dalle palestre di judo che dalla strada lo hanno salvato, prima ancora che l’accademia del Kgb, è incentrata sulla Russia minacciata dall’Occidente, l’Occidente che ora, nella fase più recente delle sue metamorfosi di uomo delle istituzioni chiama ‘collettivo’.
Gli eventi di questi giorni in Ucraina sono quindi una sgradita novità per la lunga Presidenza di Putin, passata di successo militare in successo militare, sin dall’inizio con la guerra in Cecenia sancita dalla sua frase ‘andremo a stanare (i nemici, ndr) anche nei gabinetti”, alla guerra lampo contro la Georgia nel 2008 fino all’intervento degli ‘omini verdi’ in Crimea nel 2014 che “senza sparare un colpo”, in realtà qualche vittima ci fu, riportò alla Russia la Penisola sul Mar Nero ceduta all’Ucraina da Krushiov nel 1954.
Nella vita precedente al Cremlino di sconfitte invece Putin ne ha vissute e le ha più volte raccontate. E’ celebre lo sgomento dell’ufficiale del Kgb dislocato a Dresda di fronte alle manifestazioni di protesta contro l’Urss davanti al Consolato e alla sua telefonata senza esito al quartier generale a Mosca. E la rabbia per il crollo dell’Unione sovietica che “la principale catastrofe del ventesimo secolo”. (Adnkronos)