Da settembre in poi comunque, esaurita la spinta legata al gap da colmare rispetto al pre-pandemia, si manifesteranno “pienamente”, scrivono ancora gli economisti di Viale dell’Astronomia, “gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici”, si legge nel Rapporto.
Nella seconda metà di quest’anno dunque, “si assisterà a un progressivo indebolimento della crescita che culminerà, tra fine 2022 e inizio 2023, in un aggiustamento al ribasso dei livelli di attività”, si legge ancora nel Rapporto che delinea però la possibilità di un “lento recupero”, di un “aggiustamento “che avverrà sia dal lato della produzione, sia da quello dei consumi delle famiglie.
Resta per il momento da recond l’inflazione salita rapidamente nel 2022, e arrivata al +8,9% annuo a settembre, su valori che non si registravano dagli anni Ottanta. “L’impennata dei prezzi energetici al consumo (+44,5% annuo) è responsabile di circa metà di tale aumento. Nella media del 2022 l’inflazione si attesterà al +7,5%, per poi ridursi parzialmente il prossimo anno (per l’effetto meccanico di un prezzo del gas ipotizzato fermo nell’orizzonte previsivo), ma su valori ancora doppi rispetto all’obiettivo della Banca Centrale”.Per il 2023 il cs stima un livello dei prezzi al consumo al 4,5%.