“I turchi stanno offrendo la loro mediazione. Se ci saranno colloqui, molto probabilmente saranno sul loro territorio: a Istanbul o ad Ankara”, ha detto Ushakov, aggiungendo che “Erdogan probabilmente proporrà qualcosa di ufficiale. Ci attende una discussione molto interessante e, spero, utile”, ha concluso.
E la mediazione turca finora “qualche successo l’ha registrato”, ricorda in un’intervista all’Adnkronos Carlo Marsili, ex ambasciatore in Turchia: dall’accordo sull’esportazione del grano ucraino allo scambio di prigionieri, e Ankara può “convincere la parte russa ad andare al negoziato con meno pretese di quelle che può avere”, afferma.
Secondo il diplomatico però ora Putin deve fare “qualche passo indietro” e accettare che si tenga nelle regioni contese un vero referendum sotto l’egida internazionale “e anche l’Ucraina deve accettarlo”. Non solo. Sarebbe importante, nell’ottica di un processo negoziale serio, che Putin e Biden “parlassero veramente di negoziati di pace” in occasione del prossimo G20 a Bali, anche se poi il presidente americano, sottolinea Marsili, “dovrà convincere l’Ucraina, ma questo è un suo problema”.
Ma con il vertice di domani “vi sarà un primo test anche delle reali volontà russe di trattare”, sottolinea Arduino Paniccia, presidente Asce, Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia e Docente di Studi Strategici. Perché nell’incontro di Astana “Erdogan e Putin devono affrontare la decisione confermata della fornitura Usa di missili avanzati antiaerei Atacms di ultima generazione all’Ucraina che, sostanzialmente, impedirebbe la prosecuzione della strategia dei bombardamenti terroristici sulle città e le infrastrutture”.