Il gelo dell’opposizione
Si apre con un’ovazione e si chiude con un baciamano il discorso della fiducia di Giorgia Meloni alla Camera dei deputati. La prima premier donna, la prima leader della destra in quel ruolo, la prima “underdog” (parole sue) a Palazzo Chigi. Troppe premesse per non caricare di aspettative l’atmosfera di Montecitorio per l’esordio del governo in Parlamento. Già al suo ingresso in Aula la Meloni viene salutata dal caloroso applauso della maggioranza.
La premier è circondata dal suo governo, quasi si stringe nelle spalle, sorride e ringrazia. Poi attacca, macina applausi e anche diverse standing ovation. Ad alcune di queste si uniscono i deputati dell’opposizione: Enrico Letta e Giuseppe Conte si alzano in piedi quando la premier omaggia le donne simbolo del Paese, il Papa, le vittime dell’alluvione nelle Marche, il personale sanitario, le vittime del Covid, Falcone e Borsellino. Intanto sul dibattito vigila silenzioso e quasi immobile, quasi con il fiato sospeso, il ‘first gentleman’ Andrea Giambruno, con cravatta griffata con il tricolore e accomodato nella tribuna ospiti.
A spalleggiare la premier sono i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, rispettivamente a destra e a sinistra di Giorgia. Sui gremitissimi banchi del governo spicca l’unica sedia vuota di Gilberto Pichetto Fratin, assente giustificato per impegni Ue. Il leader della Lega, a un certo punto, torna utilissimo quando la Meloni invoca un bicchiere d’acqua: Salvini si sbraccia verso i commessi e il desiderio della premier viene presto esaudito. La foga all’oratrice, certo, non manca (lei stessa esordisce con un “in quest’aula ho tenuto diversi discorsi…”) e infatti alla fine i bicchieri d’acqua saranno tre.
Perché Meloni ‘macina’ parole e applausi: in totale saranno 72. Non sono pochi. Tanto da farle sussurrare verso Salvini (a mezza bocca ma a microfono acceso): “Così famo le tre!”. La premier è a suo agio alla Camera, sa come suscitare l’entusiasmo dei deputati. Tra i più calorosi, Giovanni Donzelli sembra quasi in difficoltà a gestire l’emozione. Augusta Montaruli segue ormai in piedi, tante sono le standing ovation che riserva a Giorgia. Piovono applausi al nome di Mattarella, sul popolo sovrano, all’Europa casa comune ma non circolo d’elite, all’Italia Paese più bello del mondo, al no al razzismo e alle leggi razziali.
Quando la premier promette: “Stravolgerò i pronostici” è uno scroscio di battimani quasi liberatorio. A fare da contraltare all’entusiasmo della maggioranza, la staticità dell’opposizione, a lungo unita nel ‘freddo’ manifestato nei confronti della Meloni. Il coordinamento (che tanto piacerebbe Enrico Letta) delle opposizioni si rompe, però, quando i deputati del Terzo polo si uniscono all’applauso della maggioranza per le forze Armate e alle critiche (da parte della premier) al Reddito di cittadinanza. Restano fermi M5s e Pd, con qualche sparuta eccezione come quella di Lia Quartapelle, che non riesce a stare seduta e non battere le mani sul ‘grazie’ della premier ai militari italiani.
Per il resto, Meloni ha faticato a gestire l’entusiamo dei ‘suoi’. Un crescendo che culmina a fine discorso con il coro ‘Giorgia, Giorgia’ ritmato e accompagnato dai battimani della maggioranza. Un epilogo che costringe la premier a rivolgersi verso i deputati di FdI, i più calorosi, anche a gesti: “Grazie, grazie. Anche meno…”. Intanto è fatta, il primo discorso in aula della prima premier donna è andato. Lei, scommettono i deputati nell’emiciclo, si commuove. Gli esponenti di FdI la aspettano sotto al banco del governo per abbracciarla. La premier, però, viene circondata dai ministri. Salvini la abbraccia, le stampa un bacetto sulla guancia. Nello Musumeci inciampa e quasi cade per stringerle la mano. Raffaele Fitto si produce in un baciamano. A giudicare da Montecitorio l'”underdog” ha segnato un punto importante, ha stravolto ogni pronostico, ha fatto “upset”.
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