“Riassunto delle tre idee per il 2050. Primo: facciamo politica per mezzi secoli, non per mezze legislature; Secondo: coltiviamo la parsimonia ecologica come principale virtù civica; Terzo: realizziamo un piano trentennale per dimezzare gradualmente e a tappe entro il 2050 l’impiego dell’energia, dei materiali e del tempo di vita dedicato al lavoro retribuito”. Questo, in estrema sintesi, il manifesto della parsimonia che Beppe Grillo lancia dal suo blog, ovvero “il segreto per arrivare felici al 2050 senza stravolgere il benessere e il pianeta” che passa, per l’appunto, dalla “virtù della parsimonia”: “a Genova la pratichiamo da secoli”.
“La parsimonia è ‘l’arte della giusta misura nell’uso dei beni’. Platone e Sant’Agostino la chiamano temperanza, la prima virtù cardinale – ricorda Grillo -. La parsimonia, invece, è un peccato mortale nella società usa-e-getta. Per capire questo ribaltamento di valori avvenuto un secolo fa dobbiamo guardare lontano nel tempo”.
Dunque, “è ora che la politica pensi in mezzi secoli! Non in mezze legislature. Per questo propongo che l’anno 2050 diventi il riferimento per ogni politica di ogni partito. Per fermare la Grande Accelerazione del degrado del pianeta dobbiamo coltivare una civiltà della parsimonia. Con un po’ d’intelligenza tecnologica possiamo preservare sia il benessere sia il pianeta se dimezziamo l’uso di energia, di materiali e di tempo di lavoro, ossia l’uso dei tre principali fattori che creano il benessere, ma anche pesano sulla natura. Non dobbiamo essere così maldisposti al progresso da pensare che le moderne tecnologie e i comportamenti oculati non ci permettano di dimezzare il nostro peso sulla natura”.
“Duecento anni di rivoluzione industriale hanno raddoppiato nei paesi ricchi la durata e la soddisfazione della vita. Ma i nostri antenati non potevano pensare a tutto. Così ci siamo accorti che la benedetta società industriale deve essere urgentemente riformata, salvandone il buono e mitigandone il cattivo. Siamo su una nave che fa acqua e scopriamo sempre nuove falle. Gli scienziati hanno individuato alcuni “limiti planetari” che individuano uno spazio di sicurezza per l’umanità da non superare e che riguardano: clima, biodiversità, sostanze disperse nell’ambiente, cicli di azoto e fosforo, cambiamento d’uso dei territori, acque dolci, acidificazione degli oceani, aerosol atmosferici, ozono stratosferico”.
“La crescita dei dissesti ecologici e dei conflitti geopolitici ridurranno gradualmente la disponibilità di energia e di materiali – osserva Grillo -. Questa riduzione avverrà comunque, che ci piaccia o no. Spetta a noi scegliere una riduzione volontaria e programmata dei nostri enormi sprechi di energia e di materiali, oppure subire una riduzione brutale e caotica. Forse la crisi russo-ucraina è solo un’avvisaglia di ciò che ci aspetta”.
“La parsimonia – rimarca ancora il fondatore del M5S – non si impara dalla sera alla mattina. Veniamo da due secoli di euforia economica e di intemperanza ecologica. Ci vorrà del tempo per moderarci, ma abbiamo trent’anni davanti. Per fare i primi passi, però, dobbiamo dare un nome alla meta lontana: il 2050”.
“Il governo realizzi un piano trentennale per dimezzare l’uso di energia primaria da 4000 a 2000 watt in media per abitante – suggerisce Grillo -. Il benessere che abbiamo raggiunto può essere mantenuto o aumentato anche con la potenza media di soli 2000 watt per abitante, se usiamo tecnologie più efficienti e se adottiamo comportamenti più oculati. Con “2000 watt” intendo qui non solo l’elettricità ma l’insieme di tutte le energie (carbone, petrolio, gas, idroelettrico, etc.) impiegate per i nostri bisogni (riscaldamento, trasporti, alimenti, infrastrutture, beni di consumo e tutto il resto)”.
“Immaginate che per soddisfare i nostri bisogni materiali tutte le nostre fonti di energia generino un unico flusso continuo, che possiamo esprimere in watt (un’unità di potenza). In Italia il flusso medio per coprire tutti i bisogni della popolazione è di circa 4000 watt pro capite (non di sola elettricità, che copre solo un quinto dei nostri consumi energetici). Per darvi un’idea: 4000 watt è la potenza per fare funzionare quattro aspirapolvere da 1000 watt. Se li lasciassimo sempre accesi, in un anno consumerebbero l’equivalente di circa tre tonnellate di petrolio. E’ questo il nostro consumo medio per abitante. Ed è troppo alto”.
“Il governo – propone ancora Grillo – realizzi un piano trentennale per dimezzare gradualmente entro il 2050 l’uso di materiali dalle attuali 40 tonnellate pro capite a meno di 20. Per i suoi effetti collaterali ecologici e sociali, il livello di prelievo di 40 tonnellate di materiali è già insostenibile se praticato da una minoranza di paesi e di persone. Sarebbe ancor meno sostenibile se praticato dall’intera umanità”.
“La strategia per dimezzare l’uso di materiali è l’economia circolare, erroneamente confusa con il riciclo dei rifiuti. Ciò che deve circolare più a lungo sono i manufatti, non i rifiuti! Secondo gli scienziati dell’economia circolare l’ordine di priorità è: evitare di produrre ciò che è possibile evitare – progettare per una più lunga durata e per un facile smontaggio e riuso delle parti – usare più a lungo i manufatti grazie a manutenzioni e riparazioni – smontare i manufatti e riusarne le parti ancora sane – raccogliere separatamente i rifiuti e trattarli per scopi materiali ed energetici meno pregiati: down-cycling (il riciclo completo non esiste)”.
Grillo avanza degli esempi concreti, dal “tram “ATM 1928”, che circola ormai da un secolo” a Walter Stahel che “viaggia da trent’anni sulla sua automobile Toyota Corolla, in ottime condizioni grazie alla manutenzione”. E “invece di buttare via le camicie quando il solo colletto è usurato, dobbiamo tornare a far rivoltare o a cambiare i colletti, come abbiamo fatto per secoli. E dobbiamo poter fare riparare molte altre cose, non solo le camicie, con vantaggio ecologico, economico e per la manodopera e la finanza locali”, osserva ancora.
“Il governo – propone ancora Grillo – realizzi un piano per dimezzare gradualmente e a tappe il tempo dedicato in una vita al lavoro retribuito dalle 70 000 ore attuali a 35 000 ore. Perché? Perché lavorare troppo fa male al “pianeta esterno” e al “pianeta interno”. La riduzione del tempo per il lavoro retribuito si può perseguire intervenendo su tre fattori: il numero di ore di lavoro retribuito settimanale o annuale, l’età del pensionamento e la durata delle ferie”.
“Ispiriamoci con prudenza al grande economista J. M. Keynes, che per il 2030 riteneva plausibile la settimana di lavoro salariato di 15 ore. Noi siamo meno ambiziosi di Keynes e per il 2050 miriamo con gradualità alla settimana di 20 ore di lavoro retribuito. Non domani, ovviamente! Ma fra trent’anni, con tappe intermedie per il 2030 e il 2040. A partire da 35-32 ore entro il 2025. La settimana di 35 ore o meno è la norma da vent’anni in Francia, Germania e altri paesi, con tendenza alle 30 o alle 28 ore. Dimezzare le ore di lavoro? Per molti è inconcepibile – fosse anche fra trent’anni. Ma questo è quello che pensavano molti nell’800 quando nelle fabbriche si lavorava il doppio delle ore di oggi”, osserva il fondatore del M5S.
La riduzione del tempo di lavoro “porta un beneficio ecologico perché in molte attività lavorare meno vuol dire produrre meno, vendere meno, buttare meno, inquinare meno, e porta un beneficio esistenziale perché meno ore di lavoro salariato vogliono dire più ore per il resto della vita. Il tempo di vita è l’unica vera risorsa non rinnovabile”. (Adnkronos)