La storia di Francesco Miulli, la sua breve vita, il testamento, la donazione per il suo ospedale all’interno del suo palazzo. Ben 743 pagine di minuziose ricerche e accurate ricostruzioni. Sette anni di lavoro per quest’interessante opera scritta da Vitantonio Petrelli. Ecco come l’autore annuncia l’uscita della sua ultima fatica letteraria, un volume che certamente non può manca‐re nelle case degli acquavivesi: “Esce finalmente il libro su Francesco Miulli, che ha atteso quasi tre anni, tra pandemie e difficoltà di impaginazione e di stampa per i molti documenti antichi. Il volume – comunica l’autore, il prof. Vitantonio Petrelli – ha richiesto sette anni di ricerche d’archivio, molto sorprendenti, sul ‘600 nel Viceregno di Napoli, su Acquaviva e soprattutto sul protagonista, Francesco Miulli, ritenuto da sempre un avvocato sessantenne ed invece dai documenti è venuta fuori la dolorosa vicenda di un ventunenne, rimasto l’ultimo componente della sua famiglia, costretto a fare testamento perché presago di dover presto morire, vittima di un male inguaribile e forse anche invalidante. Figlio di un padre medico, che l’aveva lasciato orfano a due anni, egli decise di utilizzare tutti i beni della sua famiglia per organizzare nelle sue ‘case palazziate’ di via Pozzo Contella un Ospedale per accogliere, gratuitamente, e con eccellenza di trattamento, i malati più poveri della nostra Città, da servire e soddisfare in tutto (“li soddisfacci ad ogni appetito, purché non nocivo alla salute o alla terapia”). L’Ospedale di Francesco Miulli costituiva così un’eccezione, e forse una denuncia, nel mare di sofferenza e sadismo istituzionale del suo tempo, quando le autorità imponevano crudeli norme repressive e afflittive ai pazienti, privi di diritti e di dignità. L’impegnativo Testamento di Francesco Miulli scomparve, tuttavia, per un lungo periodo e fu ritrovato solo nel febbraio del 1866, grazie alle ‘pazienti ricerche’ e finissima sensibilità del can. Sebastiano Luciani, collaborato da Giuseppe Santoro e da altri. Quel Te‐stamento resta un documento straordinario per scrittura e contenuto, frutto anche dei decenni di straordinaria fioritura culturale nella nostra Città. In esso sono enunciate anticipazioni sorprendenti per modernità sulla gestione dei
pazienti, di cui il nostro Ospedale Miulli dovrebbe ancora oggi fregiarsi e farne bandiera, ponendo all’ingresso dell’Ospedale citazioni dal Testamento, indicando così nel nostro giovane Concittadino il primo riferimento storico di una sanità al servizio della dignità dell’uomo. Si renderebbe così onore all’utopia ospedaliera, sbocciata tre secoli fa nella nostra piccola Città, ricca di cultura, per opera di uno sfortunato ragazzo, che voleva prendersi una disperata, ma nobilissima, rivincita sul doloroso destino della sua vita. La sua eredità resta ora nelle nostre mani, né possiamo sperare che la coltivino ignari forestieri. Anche per questo bisognava scrivere su Francesco Miulli e dargli il meritato rilievo.
Il dovere di raccontare tutto ha fatto lievitare il numero delle pagine: ne chiedo scusa, mentre auguro, a chi vorrà farla, buona e corroborante lettura”.