TURI, i “Popolari” in difesa delle nostre ciliegie

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Teresa De Carolis e Onofrio Resta, i due consiglieri al Comune di Turi dei “Popolari con Emiliano”, il Movimento che fa capo all’Assessore regionale Gianni Stea, lanciano l’allarme ciliegie in un territorio ad altissima vocazione agricola, facendo propria la denuncia di Coldiretti e della altre associazioni di categoria sulla caduta dei prezzi di vendita in campagna delle ciliege pugliesi, che hanno toccato il minimo di un euro al chilogrammo in un andamento di mercato che è ormai inaccettabile.

«Occorre mettere in campo, tanto a livello locale che nazionale e comunitario, ogni strategia che possa consentire un cambio di tendenza e non permetta ai nostri agricoltori di abbandonare questa produzione storica e riconosciuta a livello nazionale» – si legge in una nota.

Una battaglia a difesa di uno dei prodotti di maggior pregio delle nostre aziende agricole, che vede in campo lo stesso assessore Stea, in quanto rappresentante delle Istituzioni ma anche per una conoscenza diretta delle problematiche in qualità di imprenditore nella filiera commerciale agricola. «Sono certo di poter contare nell’Assessore al ramo, Donato Pentassuglia – spiega Stea – per attuare misure urgenti nei confronti dei produttori, sia nel rispetto del lavoro, sia in particolare dell’ambiente».

Stea denuncia «la scarsa tutela che i piccoli e medi produttori hanno in particolare nella non valorizzazione nella filiera Agroalimentare a causa della scarsa valorizzazione dei prodotti Made in Italy.

Per contrastare tale fenomeno, bisogna che si studi una politica dedita a tale valorizzazione e alla valorizzazione della produzione, sostegno e coltivazione dei prodotti derivanti dalla nostra terra. Di conseguenza si dovrebbe garantire un prezzo minimo di acquisto del prodotto per arrivare al consumatore finale in maniera equa. Non è possibile avvantaggiare prodotti esteri per un sistema fiscale molto più vantaggioso di quello italiano e non sapere quali prodotti fitosanitari siano stati utilizzati. Occorre creare un filo diretto tra Regioni e produttori e attuare iniziative come ad esempio emissione di contratti, stabilendo una soglia di prezzi per la vendita dei prodotti alla pianta o da raccolta oltre ai quali non possono essere venduti. E bisognerebbe interagire anche con le Camere di Commercio per approvare un piano, adottando prezzi calmierati».

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