5G Cresce numero università entrate in consorzio

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“Il Cnit è un consorzio di università pubblico e il loro numero è cresciuto in questi anni di cinque unità. Di fatto raggruppiamo tutte le università che si occupano di telecomunicazioni in Italia”. Lo ha detto Nicola Blefari Melazzi, direttore del Cnit, aprendo i lavori dell’evento ‘5G Italy, verso le Tlc del futuro’, organizzato dal consorzio.

Il Cnit “ha come scopo principale quello di facilitare la cooperazione tra università partner. Non si sostituisce ad esse e lo fa per progetti e iniziative di particolare rilevanza che coinvolgono un territorio ampio e un numero di università significativo”, ha ricordato aggiungendo come, tra gli obiettivi, c’è anche quello di fare sì “che le best practices che sono presso un’università vengano adottate da altre, di fare un po’ di trasferimento tecnologico, di aumentare il numero di ricercatori in Italia, cercando di limitare le migrazioni che ci colpiscono e che portano via nuovi talenti che a fatica portiamo a compimento nei nostri atenei”. Infine, ha aggiunto Blefari Melazzi, “i laboratori nazionali sono diventati sette da quattro” e il Cnit “ha 100 dipendenti, un numero rilevante” anche perché, ha concluso, “non abbiamo finanziamenti governativi fissi, viviamo di progetti competitivi”.

“Le Tlc sono la struttura della nostra società, sono essenziali alla pari di acqua e cibo. Nonostante ciò abbiamo ancora delle questioni aperte, ma abbiamo segni ripartenza di cui cominciamo a cogliere gli effetti”.

Nell’ultimo anno, ha ricordato durante il suo intervento, “il traffico delle reti mobili è aumentato del 40%” e questo vuol dire,”che è un’industria di successo”.

Il progetto Restart del Mur dedicato alle Tlc “assegna 116 milioni di euro, che è una cifra importante. Partirà il 1 gennaio e poniamo grande fiducia in questa attività”.

Del progetto, ha ricordato, “fanno parte 25 partner” e “prevede le open call. Quindi una cifra rilevante di 40 milioni sarà dedicata a partner che entreranno durante il programma”.

Bisio (Vodafone): ‘Partiti bene in Italia ora abbiamo perso velocità’

“Eravamo partiti molto bene in Italia poi abbiamo perso smalto e velocità sul 5G . Lo smalto iniziale si è un po’ perso perché il settore fatica dati gli enormi investimenti richiesti: in generale oggi l’Europa segna un pesantissimo ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina”. Ad affermarlo l’amministratore delegato di Vodafone Italia Aldo Bisio intervenendo a 5G Italy organizzato dal Cnit. A giudizio di Bisio sarebbe opportuno “intervenire sulla struttura del settore, bisogna permettere una fase di consolidamento che è garanzia di sostenibilità nel tempo; un secondo passo è affrontare la distorsione profonda per cui tutti gli investimenti che dobbiamo fare non vanno a beneficio delle società di telecomunicazioni” e anche questo incide sulla sostenibilità del comparto.

Quanto al tavolo annunciato dal governo per approfondire le tematiche legate alla rete del futuro “se saremo invitati a questo tavolo – risponde Bisio – parteciperemo certamente; abbiamo sempre manifestato disponibilità a poter portare contributi e idee. Noi ci siamo affinché questa nuova fase delle tlc in Italia sulla rete fissa possa dispiegarsi il prima possibile”, conclude.

Levi (Iliad): ‘In caso consolidamento settore noi pronti a essere parte attiva’

“L’obiettivo comune è avere reti performanti e lasciare risorse agli operatori per investire. L’introito dell’asta 5G ha fatto confluire ingenti risorse nelle casse dello stato ma alla fine ha lasciato meno risorse per il settore nel tempo. In futuro visto che allocazioni di frequenze ce ne saranno altre l’auspicio è che si bilanci tra l’obbligo di pagamenti a breve e una visione a lungo termine”. Così l’Ad di Iliad Benedetto Levi intervenendo a 5G Italy organizzato dal Cnit.

“Avere 5 operatori è un unicum totale” ha aggiunto, interpellato su una ipotesi di consolidamento nel settore del mobile. “Cinque operatori sono probabilmente troppi. Noi in caso di consolidamento sul mercato siamo pronti a essere parte attiva in questo processo” ha concluso Levi.

Corti (Windtre): ‘Serve nuova politica industriale per continuare a investire in reti’

“La competitività del made in Italy e del nostro sistema produttivo dipende anche dallo stato di salute delle telecomunicazioni, un settore che necessita di nuove regole e di una politica industriale lungimirante per consentire agli operatori di continuare a investire nelle reti”. Lo dichiara Gianluca Corti, amministratore delegato di Windtre all’evento 5G Italy.

“La copertura 5G di Windtre è molto avanzata. Tuttavia – aggiunge il manage – , ci sono fattori esterni che aumentano sia le spese correnti, come i costi dell’energia, sia gli investimenti, a causa dell’aumento del traffico indotto dall’offerta di intrattenimento. Al contrario, sul fronte dei prezzi le spinte sono al ribasso, in un mercato dove sono già i più bassi al mondo, perché la regolamentazione ha perseguito questo obiettivo. In queste condizioni gli investimenti verranno penalizzati. Oggi bisogna quindi rivedere gli obiettivi di sistema, per rendere possibile un ritorno ragionevole agli enormi investimenti necessari”.

“Sono fondamentali, quindi, interventi urgenti per il settore, come calmierare il costo dell’energia, passare all’aliquota Iva ridotta e riformare i limiti elettromagnetici. Il ministro Urso – ricorda il Ceo – ha dichiarato che vuole impegnarsi a realizzare le condizioni per consentire alle imprese di creare ricchezza e posti di lavoro. Il sottosegretario Butti sta dando un nuovo slancio alle politiche di trasformazione digitale. Anche il presidente Meloni ha affermato che il governo darà spazio alle aziende affinché ‘possano fare il loro mestiere’. Noi siamo fiduciosi verso gli interventi del nuovo esecutivo, molto importanti per migliorare le prospettive delle telecomunicazioni, ma siamo anche pronti ad agire, come abbiamo sempre fatto, per contribuire allo sviluppo e alla crescita dell’economia italiana”, conclude Gianluca Corti.

Missori (Ericsson): ‘Intervenire per permettere investimenti da operatori’

“L’industria delle telecomunicazioni sta vivendo un momento di svolta. Se da un lato vi è la volontà di continuare a investire per accelerare l’implementazione del 5G, dall’altro occorre fare i conti con un aumento incredibile dei costi, tra cui quelli energetici. Ad oggi gli operatori italiani non sono classificati come energivori nonostante il settore si collochi al terzo posto nella classifica delle industrie a più alto consumo di energia. Occorre intervenire con urgenza, considerando che alla base della trasformazione digitale ed ecologica di ogni altra industria ci sono le reti”. A sottolinearlo l’Ad e presidente di Ericsson Italia, Andrea Missori, al 5G Italy organizzato dal Cnit.

“Come Ericsson supportiamo gli operatori con un approccio olistico fatto di hardware, software e processi ad alta efficienza energetica e ci siamo dati l’obiettivo di ridurne le emissioni del 50% entro il 2030 e diventare Net Zero entro il 2040 su tutta la catena del valore” ha sottolineato.

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