Arrestato infermiere
Un infermiere di 55 anni è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di aver violentato una studentessa tirocinante di 20 anni all’interno del Policlinico Umberto I di Roma. L’uomo, finito ai domiciliari, è accusato di violenza sessuale e lesioni personali aggravate. I fatti sono avvenuti lo scorso 26 ottobre in una stanza inutilizzata all’interno dell’ospedale dove, durante il turno serale, l’uomo avrebbe fatto entrare la giovane facendole credere che fosse quella di degenza di un paziente che necessitava di una terapia farmacologica ma, una volta all’interno, avrebbe chiuso la porta a chiave e avrebbe afferrato e bloccato la donna costringendola a subire atti sessuali.
La giovane, impaurita, temendo una possibile escalation di violenza, non è riuscita ad opporre resistenza ma, una volta uscita dalla stanza, con un escamotage, si è allontanata dall’uomo e, in stato di agitazione e di forte shock, tra le lacrime, ha raccontato ad un collega l’accaduto e richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Gli agenti del II Distretto Salario Parioli hanno identificato e sentito l’uomo e le indagini, coordinate dalla Procura capitolina, hanno permesso di ricostruire, anche grazie alle testimonianze, l’episodio e stabilire cosa fosse accaduto. La giovane, a causa delle lesioni riportate, è stata sottoposta a cure mediche con prognosi di 10 giorni.
Un “quadro indiziario grave e consistente”. E’ quanto scrive il gip Marisa Mosetti nell’ordinanza di custodia cautelare con cui ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di un 55enne, infermiere del Policlinico Umberto I di Roma, accusato di violenza sessuale aggravata e lesioni personali aggravate ai danni di una tirocinante all’interno dell’ospedale lo scorso ottobre. Alla misura disposta dal gip si è arrivati dopo le indagini della polizia e dei magistrati del pool antiviolenza coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Secondo quanto ricostruito l’uomo, “figura professionale di riferimento per il tirocinio” della vittima “con l’inganno, in particolare facendole credere di dover somministrare la terapia a un paziente in una stanza isolata” l’ha indotta “a seguirlo e a entrare in una camera buia la cui porta poi l’uomo ha chiuso a chiave” consumando poi la violenza.
“Le dichiarazioni rese dalla persona offesa possono essere apprezzate allo stato come attendibili – sottolinea il giudice – Gli infermieri che si trovavano nel reparto la sera dei fatti hanno reso dichiarazioni del tutto concordanti con quelle della vittima sullo svolgimento della serata”. Il gip evidenzia “l’elevatissima pericolosità della condotta: non solo per il livello estremamente grave di aggressione alla libertà della vittima, ma anche perché il luogo in cui la violenza è stata compiuta e le modalità della stessa, lette insieme alla condotta tenuta dall’indagato dopo il fatto, evidenziano la convinzione dell’uomo di potere rimanere indenne da qualunque conseguenza”.
Nel motivare la decisione di disporre la misura cautelare, il giudice sottolinea come le condotte dell’indagato “fanno temere che simili episodi possano essere reiterati non solo nel luogo del lavoro, del quale come si è detto , l’indagato risulta aver approfittato violando i doveri della propria funzione sanitaria, ma anche al di fuori”.
Adnkronos