Bombardati i civili in fuga

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La stazione ferroviaria della città di Kramatorsk è stata colpita da un missile a corto raggio: il bilancio è di almeno 52 morti e più di 100 feriti. La città si trova nel Donbass, dove si sta concentrando l’offensiva russa. Intanto, l’Ue approva ufficialmente il quinto pacchetto di sanzioni su Mosca, ma l’embargo sul petrolio non è in agenda.

Vite spezzate, mentre erano in fuga dalla loro città alla ricerca di pace. Sono almeno 52 i morti ed oltre il doppio i feriti della strage avvenuta venerdì alla stazione di Kramatorsk, non lontano da Donetsk. La città dell’Ucraina orientale da giorni stava registrando un numero massiccio di partenze. A metà mattinata, un missile è caduto tra i civili. La tv Ukraine 24 ne ha pubblicato l’immagine, a cui sono seguiti i video di numerosi inviati internazionali. Sul missile si vede la scritta in russo “per i bambini”. Mosca nega la responsabilità dell’attacco e punta il dito contro Kiev, che replica accusando i russi. Dopo ore si è espressa anche Washington, secondo cui ci sarebbero prove che a lanciare il missile siano stati gli invasori russi. 

Lo scambio di accuse 

Il governo di Mosca e i separatisti hanno subito indicato come colpevoli le forze ucraine, spiegando che i frammenti visibili nelle foto e nei video appartengano al vettore Tochka-U, che sarebbe “utilizzato solo dall’esercito di Kiev”, come sottolineato dal ministero della Difesa russo. Esercito che, sempre secondo Mosca, vorrebbe così “impedire ai civili di partire” per usarli come “scudi umani”. Versione subito respinta al mittente e smentita anche dagli Stati Uniti: il missile sarebbe partito dal confine tra Russia e Ucraina e dunque, sottolinea Kiev, quello di Kramatorsk sarebbe l’ennesimo crimine di guerra russo. 

Il missile caduto sulla stazione (Fadel Senna / Afp)

Il missile caduto sulla stazione (Fadel Senna / Afp)

Zelensky chiede giustizia

“Come il massacro di Bucha, come tanti altri crimini di guerra russi, l’attacco a Kramatorsk deve essere inserito tra le accuse che saranno portate in tribunale, cosa che dovrà accadere”. Lo ha il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un video pubblicato all’alba. “Tutti gli sforzi del mondo dovranno essere diretti a ricostruire ogni minuto – sottolinea – chi ha fatto cosa, chi ha dato gli ordini, da dove sono arrivati i razzi, chi li ha portati, chi ha dato l’ordine e come l’attacco è stato organizzato. La responsabilità è inevitabile”. Il presidente ha poi rinnovato l’appello a Unione Europea e Stati Uniti perché blocchino l’importazione del gas russo. 

Da Bruxelles la promessa di 500 mln in armi

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, assieme all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Borrell, si è recata sui luoghi teatro di crimini di guerra di Bucha. I due hanno promesso supporto della missione civile europea alle indagini, oltre ad un nuovo stanziamento di 500 milioni in armi dallo European Peace Facility, il sistema di finanziamento militare delle forze governative che operano nei teatri più complessi. Intanto, dalla segreteria generale di Amnesty International, arriva la replica alla chiusura della sede locale da parte di Mosca: “Raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia, sia in patria sia all’estero”. Misura analoga dal Cremlino anche sull’altra ong Human Rights Watch.

Non si fermano le partenze

Adesso che i treni non partono più da Kramatorsk, la popolazione in fuga dall’Est dell’Ucraina sarà evacuata da Slovyansk, altra città orientale, da dove partono i vagoni blu e gialli della società ferroviaria Ukrzaliznytsia. Circa 7mila persone sono state evacuate ieri in Ucraina attraverso corridoi umanitari: lo scrive su Facebook la vicepremier del Paese, Iryna Vereshchuk. Da Mariupol e Berdiansk, entrambe cittadine affacciate sul Mar d’Azov, sono giunte più a Nord, verso Zaporizhzhia, 5.158 persone: di queste 1.614 sono cittadini di Mariupol e 3.544 residenti della regione di Zaporizhzhia. In mattinata una nuova colonna di bus da Zaporizhzhia a Berdiansk continuerà le operazioni di evacuazione. Dalla regione del Lugansk, a Est, ieri sono riusciti a scappare in 1.507.

Nuovi orrori 

Le immagini provenienti questa settimana da Bucha hanno sconvolto il mondo, con cadaveri nelle strade e nelle fosse comuni. Dall’Ucraina però giungono nuove, terribili notizie: il sindaco di Makariv, alle porte della capitale, ha affermato che sono stati trovati 132 cadaveri, molti in fosse comuni. Tra loro ci sarebbero anche donne e bambini. Da Kiev poi arriva la denuncia che a Izjum, città di 50mila abitanti della parte orientale del Paese, ci sono stati civili bruciati vivi. Intanto l’organizzazione umanitaria americana Direct Relief ha detto al Wall Street Journal che, su richiesta del ministro della Salute ucraino, ha inviato a Kiev oltre 200mila fiale di un farmaco che può essere utilizzato per contrastare gli effetti di armi chimiche come gli agenti nervini. Si tratta dell’atropina, utilizzata per aumentare la frequenza cardiaca o ridurre le secrezioni di muco nei polmoni o nelle vie respiratorie. L’atropina fu distribuita agli operatori sanitari in Siria nel 2017.

Coprifuoco a Odessa

Le autorità ucraine hanno imposto un coprifuoco nel fine settimana a Odessa, a causa della minaccia di attacchi missilistici. In un post su Facebook, l’amministrazione militare regionale ha affermato che il coprifuoco sarà in vigore dalle 21 di oggi fino all’alba di lunedì. L’annuncio arriva dopo gli attacchi missilistici notturni nella regione, che venerdì hanno provocato un numero imprecisato di vittime, secondo il portavoce regionale Serhiy Bratchuk. Nonostante gli attacchi, le autorità ucraine affermano di non aver visto finora alcun segno che le forze russe stiano preparando un’operazione di sbarco dal Mar Nero.

L’Ue approva il quinto pacchetto di sanzioni

Riguardo al pacchetto di sanzioni alla Russia c’è anche il divieto totale di transazione e blocco degli asset su quattro banche, che rappresentano il 23% della quota di mercato nel settore bancario russo. C’è poi lo stop ai prodotti tecnologici e il divieto di approdo per le navi russe nei porti europei e del transito dei tir russi e bielorussi sulle strade Ue. E invece l’embargo sul petrolio non sarà in agenda lunedì. “Questo richiede l’unanimità tra gli Stati membri – ha precisato von der Leyen – e sappiamo tutti quanto dipendiamo dalle risorse provenienti dalla Russia. Quindi è una soluzione politicamente complicata”.

Andrea De Angelis e Antonella Palermo – Città del Vaticano 

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